Lo stato salva la finanzaMa la finanza paghi le tasse
Gli interventi anticrisi si stanno moltiplicando, a tutti i livelli di governo: da quello planetario a quello locale. E le cifre di questi interventi, man mano che passano i mesi, si gonfiano sempre di più. Si interviene sui consumi, sui mutui, sul fisco, sulle società. E si interviene sulle banche. Cioè sul punto nevralgico di quel sistema della finanza totale che ha portato al crollo. Negli Stati Uniti si discute da tempo sulla cosiddetta "bad bank", che dovrebbe farsi carico di tutti i titoli tossici presenti sul mercato e ripulire dunque il portafoglio degli altri istituti di credito (che, nel frattempo, non si peritano a pagare bonus milionari agli stessi manager che le hanno riempite di titoli tossici). I titoli tossici finirebbero così a gravare sul bilancio pubblico e quindi sulle spalle dei contribuenti. In Gran Bretagna il governo si sta svenando per salvare le banche, la cui nazionalizzazione, evidentemente, non è più un tabù. E anche in Italia si discute di "bad bank". Prima o poi, il nodo banche andrà comunque affrontato, perché non ci si può permettere di farle fallire. Non troppe, almeno. I banchieri, d'altra parte, non mancano di far sentire la loro voce sulla necessità di un intervento dello Stato. Non si ricordano, invece, disponibilità a condividere gli altissimi utili che negli anni scorsi - gli anni della finanza allegra - hanno riempito le tasche degli azionisti. Privatizzare i profitti e nazionalizzare le perdite resta la parola d'ordine. Allora potremmo proporre un patto: adesso aiutiamo le banche a uscire dalle secche della crisi, ma quando le banche saranno tornate a solcare il mare, toccherà a loro aiutare i conti pubblici. Come? Ci sono tanti modi. Ma forse sarebbe ora di far pagare qualche tassa in più alla speculazione finanziaria. Perché se uno spericolato raider di borsa guadagna in un giorno un milione di euro, semplicemente schiacciando qualche tasto su un computer e senza creare un posto di lavoro (nemmeno precario), su quel milione paga il 12,5%. L'aliquota Irpef che noi tutti ci vediamo addebitare in busta paga, ogni mese, è un po' più alta. Più tasse sul capitale e meno sul lavoro potrebbe essere una buona ricetta, soprattutto in Italia.