Il digitale è una tecnologia nata già vecchia. Risultato: un salasso per le nostre tasche

di Fabrizio Franchi

Lunedì dovremo essere pronti: ci sarà ilfamoso switch off con cui passeremo, inzialmente per un paio di canalitelevisivi, al digitale terrestre. Non condividiamo l’entusiasmo (interessato)di molti nei confronti di questa tecnologia che è nata già vecchia e produrràsolo tanti problemi.

Nel momento in cui il mondo sta lavorandoalla banda larga, al wi-fi e al wi-max che dovrebbe permettere un’altissimavelocità per la trasmissione di dati, noi ci affidiamo a un mezzo che nonsostiene alcuno sviluppo infrastrutturale, ma che comporta problemi notevoli.Innanzitutto quello del consumo elettrico generale, perché alle reti tv serviràuna maggior potenza per trasmettere e fare arrivare il segnale con una«luminosità» adeguata. Ma anche nelle nostre case dovremo consumare di più:alcuni studi stimano che se terremo il decoder acceso 24 ore su 24 avremo unabolletta elettrica maggiorata di circa 40 euro in più all’anno. Inoltre, comesi è già verificato in Sardegna in questi mesi, regione pilota del digitale, sonosorte complicazioni notevoli dovute all’orografia. Problemi che vedremo connettezza maggiore in alcune valli del Trentino.

Poi ci sono i problemi delle singoleutenze. Innanzitutto lo svantaggio maggiore: in casa servono tanti decoderquanti sono gli apparecchi televisivi. Poi la sintonizzazione, che non è unacosa semplice, anzi. Avete presente le difficoltà che ognuno di noi ha avutoper aprire le “porte” su un router per collegarsi a internet? Ecco, sarà lastessa cosa e forse peggio, perché il decoder funziona solo se ha tutti i«firmware» aggiornati e mentre con il router collegato posso recuperali, con ildecoder sarà più complicato. E tutto per cosa? Per vedere gli stessi canali cheabbiamo visto fino ad adesso, perché chi continua a raccontarci che suldigitale ci sarà più offerta di canali racconta una mezza verità. Al massimo icanali saranno infatti 80 (sempre che non si pensi di sfruttare la potenzialitàdell’hd, l’alta definizione televisiva, perché allora si ridurrebbe lo spazioper i canali), mentre sul satellite sono migliaia e possono essere moltiplicatisenza problemi con le parabole.

Lo stesso dicasi per quello che ci hannoraccontato sull’interattività. Chi è abbonato a Sky sa che cosa significa:basta schiacciare il tasto verde e scegliere da quale telecamera si vuolevedere un avvenimento, sia esso il Gran Premio di Formula Uno, sia esso ilGrande Fratello. La tecnologia digitale invece non permette questo. Per di più,se si volesse usare l’interattività del decoder digitale nei televoto o neiquiz, si dovrà essere collegati al telefono e allora viene da chiedersi: perchénon hanno pensato a una tecnologia integrata con cui navigare in internet,telefonare e guardare la tv, come già avviene per alcuni operatori comeFastweb?

Dunque quella del digitale è una tecnologiavecchia e Mediaset e Rai lo sanno bene. Per quale motivo, altrimenti, hannodeciso di fondare insieme a Telecom una società, Tivù Sat, che farà nascere unapiattaforma satellitare alternativa a Sky? La vera partita del futurotelevisivo infatti si gioca sul satellite, dove piano piano si spingerannotutti e a cui dovranno approdare anche molti trentini dal 16 febbraio sevorranno continuare a vedere qualche programma televisivo. La guerra in corsotra Murdoch e Berlusconi lì approderà e nel giro di un paio d’anni il digitalesarà abbandonato o comunque sarà fortemente ridimensionato. E intanto noiavremo sborsato i nostri soldi.

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