Saccà-Berlusconi e le attrici. Tutto archiviato, ma resta il complotto del padrone di Mediaset con un dirigente della tv pubblica. Contro Prodi 

di Fabrizio Franchi

La procura di Roma ha chiesto pochi giorni fa l’archiviazione dell'indagine su Silvio Berlusconi e Agostino Saccà, per corruzione. Il premier aveva raccomandato nel 2007 all’allora direttore di Raifiction cinque – giovani - attrici per un complicato intreccio finanziario, imprenditoriale e politico.La procura ha anche ordinato la distruzione delle intercettazioni tra il premier e il dirigente Rai.
Da allora Saccà cammina a venti centimetri da terra e giovedì mattina si è presentato all'Elefante, il programma di Giuliano Ferrara a Radio 24, un po' per compiacersi, un po' per imbrodarsi, un po', anzi molto, per fare il piagnina accusato ingiustamente, a suo dire. Persino un personaggio come Ferrara era infastidito dalle continue lodi che Saccà faceva a se stesso. A rimorchio avevano trascinato anche Vittorio Feltri, il quale ovviamente non dimentica cosa sta facendo in questi mesi ed è arrivato a difendere il disegno di legge governativo contro le intercettazioni.
C'è un ma in tutto questo e credo che ogni cittadino che abbia ascoltato quelle intercettazioni possa capire l'importanza di quelle telefonate tra Berlusconi e Saccà.
Innanzitutto emergeva un complotto tra il proprietario del più importante concorrente della Rai con uno dei maggiori dirigenti della tv pubblica. E tralasciamo pure un certo atteggiamento servile nei confronti di quello che in quel momento – era il 2007 – non era ancora premier. Ma quel che è più grave, al di là dell'esistenza o meno di un reato, era che le raccomandazioni di alcune attrici a Saccà non erano fatte per motivi personali o vagamente intime, no. Erano raccomandazioni che avevano il fine di recuperare alcuni senatori, a vario titolo, interessati a queste attrici. Senatori, beninteso di centrosinistra, che in cambio di un lavoro in Rai per le loro amiche, amanti, mogli, avrebbero votato contro Prodi per farlo cadere e favorire così Berlusconi.
Saccà e Berlusconi non stavano organizzando una tresca amorosa. Stavano allestendo un complotto per fare cadere un governo. L'Espresso ha fatto il suo lavoro pubblicando quelle intercettazioni, perché ci ha permesso di capire qualcosa di più di certi movimenti di alcuni senatori ex di centrosinistra. Ci hanno permesso di capire qualcosa di più su Berlusconi, su Saccà, sulla Rai.
Abbiamo capito insomma che la mignottocrazia serve ancora, come da migliaia di anni, per ordire complotti, fare cadere poteri e organizzare carriere. Ma almeno, lo abbiamo saputo. E questo non è gossip, ma riguarda la vita di tutti noi, liberi elettori e cittadini.
Ordunque, se passasse la legge contro le intercettazioni, non sapremo più tante cose. Per questo torno a ripetere la domanda di questi giorni: Giacomo Santini è d'accordo con questa legge? Gradiremmo saperlo. Perché, come è giusto sapere di quali complotti vanno organizzandosi per fare cadere un governo, è giusto che un senatore dica che cosa pensa di una legge che metterà in carcere i giornalisti, visto che oltretutto è giornalista pure lui.
Caro Giacomo, a un personaggio pubblico come te non è “permesso giocare a tana o nascondino”. Quello lo fai a casa tua, non su questioni che oltretutto riguardano l'etica pubblica. La metafora non è mia, è di un amico, ma mi pare che sia molto efficace.

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