Money, tra Gardone e Guardone

di Vittorio Colombo

Money, Gardone e Guardone

Soldi, soldi, soldi per questa quotidiana, battaglia della grana, perché chi ha tanti soldi vive come un pascià e a piedi caldi se ne sta.

Sono i versi iniziali di una canzone anni Settanta. Incipit davvero poco edificante ma, che volete? oggi mi sono rotto e mi va di fare il cinico.

La notizia è dei giorni scorsi. L’ha data il presidente di Ingarda-Ingorda Enio Meneghelli. Gardone aprirà un Casinò in franchising con quello blasonato di Venezia. Una sala con 24 slot machine e tre tavoli da poker, così per iniziare.

Va beh, cavoli loro si dirà, e morta lì…così evitiamo un argomento scabroso.

Scabroso perché da decenni oramai si parla dell’ipotesi di chiedere e promuovere l’apertura di un Casinò al Casinò di Arco, cosa che andrebbe a dare un senso compiuto alla denominazione del palazzone arcense. Sarebbe però il caso di farci un pensierino, se non altro per aggiornare la questione.

Devo dire francamente che l’atteggiamento pilatesco è quello più rassicurante. Ma le considerazioni a sfavore e a favore galoppano. Ora, al solo parlare di Casinò con tavoli da gioco al Casinò di Arco si è sempre assistito ad una fiera e moraleggiante alzata di scudi.

Il gioco odora di peccato e dove ci sono sale da gioco si attivano meccanismi pericolosi: arrivano ricchi e riccastri, avventurieri senza scrupoli, donnine, soldi da riciclare con tutto quel che ne consegue e la tranquillità di una zona va a farsi benedire.

Che volete?, già abbiamo l’assalto del cemento, delle macchine e chi si ricorda più com’era verde la nostra valle, ed ecco ancora questa storia del Casinò…?

Confesso di essere roso dai timori detti sopra, che so condivisi da chi non vuole, con la cementificazione, assistere anche all’assalto dei tavoli da gioco e dei campi da golf.. ma trovo perlomeno singolare che il consiglio comunale di Gardone, a un tiro di schioppo da noi, abbia approvato all’unanimità, tra urla di giubilo, l’apertura del Casinò, inteso come casa da gioco. Sindaco e assessori, consiglieri di maggioranza e di opposizione… oh, tutti d’accordo. Perdindirindina, sono tutti degli amorali, dei depravati, gentaglia che si vende l’anima al diavolo per quattro quattrini?

O c’è qualcosa che non quadra. Il lago vive di turismo. C’è una crisi senza precedenti. Ci si lamenta che chi arriva nell’Alto Garda, a Riva e ad Arco, dorme in macchina e si mangia panini che si porta da Monaco o via di lì. Ci si massacra pensando a pacchetti ed iniziative, iniziative e opportunità, bene il mountain bike e le arrampicate, il surf è un po’ demodè, e poi… si (ci) può dare di più?

Il Casinò, con giochi e giochetti, è la casa del diavolo e sprizza fiamme e peccato?

E allora perché il nostro Stato fa il croupier massimo, e, con piglio farisaico e moralizzando induce al gioco sfrenato, ricchi e  poveri, casalinghe e donne in carriera, con gratta e vinci, canzonissime, , scommesse, lotterie, cavalli ed asini, lotto, enalotto, superenalotto, ecc.. ecc…

Noi, a Riva e ad Arco ci sentiamo migliori… Sono d’accordo, ma in qualche modo i tempi nuovi vanno letti. Qualcosa di diverso, di nuovo, di pesante,  si deve pur inventare, e se non facciamo di Arco la suburra della perdizione che altro possiamo fare?

E sia assolutamente vietato, per voto unanime nei nostri consigli comunali, in futuro recriminare, guardare con invidia a Gardone, fare insomma di Rivarcoland, la sconsolata ed invidiosa Guardone del Garda.   

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