La sanità costa troppo,i cappelli piumati un po' meno
Lunedì scorso Lorenzo Dellai ci ha bruscamente richiamati alla dura realtà: la sanità trentina, così come l’abbiamo conosciuta fino a oggi, difficilmente sarà sostenibile. Costa troppo. Meglio prepararsi e attrezzarsi, cominciando a pensare a forme private di integrazione dell’assistenza sanitaria pubblica, con un inevitabile, ulteriore sacrificio economico per i lavoratori. Piove sul bagnato, considerando la congiuntura schiava di una delle crisi economiche più devastanti della storia, i quotidiani bollettini di chiusure, licenziamenti, cassa integrazione.
Ieri, però, abbiamo saputo che la Provincia ha stanziato qualcosa come un milione di euro (quasi due miliardi di lire, per i nostalgici) per finanziare l’acquisto di cappelli piumati, fibbie, divise storiche, costumi e spalline, tra l’esultanza generale di Schützen, bandisti e coristi, ormai riconosciuti come i veri, unici custodi dell’autonoma trentinità.
Deve essere successo qualcosa, in questi tre giorni. Forse i «segni di progresso» annunciati da Barack Obama, forse la prima inversione di tendenza, da sette mesi a questa parte, del mercato immobiliare americano. Più probabilmente, qualcosa che ci è completamente sfuggito. A meno che, dopo quel brusco risveglio, spaventati da orizzonti tanti tempestosi, non abbiamo preferito riaddomentarci. E ricominciare a sognare. Sognare di vivere in un altro tempo e in un altro posto, un tempo e un posto dove i soldi, così tanti soldi, si possono anche gettare dalla finestra. Ma i nostri sogni sono gli incubi dei nostri vicini, poco autonomi e che mal sopportano le nostre prerogative, come abbiamo imparato in questi anni. E chi, come il ministro Brunetta, non perde occasione per attaccare le autonomie speciali che finanziano anche i gerani sui balconi, da oggi avrà un’arma in più: le piume sui cappelli.