Giornalisti in galera e mega multe agli editori. Così vogliono mettere il bavaglio all'informazione

di Fabrizio Franchi

Quello che in ogni altro Paese occidentale rappresenterebbe un insulto alla libertà, in Italia è successo: la commissione Giustizia del Senato ha approvato la legge contro le intercettazioni. Ma bisogna dire - finché ce lo lasceranno dire - che cosa è questa legge: un bavaglio. Una censura, un silenziatore contro le porcherie della casta, un silenziatore sui ladrocinii negli appalti, un silenziatore sui crimini mafiosi, un silenziatore sulle tante piccole e grandi Tangentopoli che deprimono questo Paese.
Insomma, una vergogna. I giornalisti potranno essere messi in carcere fino a due mesi, i loro editori riceveranno multe fino a 464.700 euro se pubblicheranno i contenuti delle intercettazioni. Non si potrà registrare alcunché se non sarà informato il "registrato", non si potranno fare riprese video in un aula di tribunale, non si potranno intercettare uomini dei servizi segreti. Soprattutto i giornalisti non potranno scrivere. Non avremmo saputo tante cose, dai reati della "cricca" sugli appalti ai reati di malasanità come alla Santa Rita di Milano dove si tagliavano le pance ai pazienti, danneggiandoli, anche se  serviva solo per fare soldi.  
E sarà impossibile anche per gli inquirenti fare indagini. Ad esempio non si potranno fare intercettazioni su utenze non dell'indagato. Come se un mafioso pensasse di raccontare un reato solo dal suo telefonino e non da altri! Oppure il fatto che in caso di riprese visive della polizia i luoghi su cui vengono effettuate devono appartenere all'indagato! Come se un criminale pensasse di compiere un reato solo sui suoi terreni!
E il paravento dietro cui si nasconde il governo è la privacy. Ma, come ha scritto giustamente Ezio Mauro su Repubblica: la questione riguarda solo lo 0,2 per cento dei "cittadini" intercettati e di questi l'80% sono criminali. Il cittadino comune non sarà mai intercettato e men che meno messo in piazza quello che dice... L'altro aspetto è la impossibilità di pubblicare notizie su una indagine fino alla chiusura e queste hanno un tempo medio che va da 4 a 6 anni. Sapremmo cose solo quando queste sono arrivate alla consunzione.
Resta il vero dato: il bavaglio alla stampa. 464.700 euro di multa. Ma quale altro reato in Italia costa così tanto? Avete mai conosciuto evasori fiscali milionari che abbiano mai pagato una multa di questo livello? Avete mai conosciuto un assassino che ha dovuto risarcire lo Stato con 464.700 euro? Giornalisti e editori invece dovranno farlo.
Per fortuna ci salveranno tre cose, in successione: il presidente della Repubblica, che potrebbe non firmare questa legge.
La Corte costituzionale, perché è palesemente anticostituzionale.
La Corte europea che la riterrà in contrasto con i principi di democrazia e libertà, moneta corrente in tutti i Paesi d'Europa, dove si pensa a tutelare i diritti dei cittadini di conoscere e di essere informati. Paesi europei dove non si tollera la censura.
E, non ultimo la battaglia dei giornalisti che sono pronti, nella gran parte, a grandi battaglie di disobbedienza civile. Cari lettori, preparatevi nei prossimi giorni a duri scontri, perché sicuramente il mondo dell'informazione non si farà mettere la mordacchia facilmente.

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