Il mattone, prima di tutto
CASTELLI, MA NON DI CARTA.
«La mia candidatura è partita all’interno della circoscrizione, nel gruppo Margherita - Upt, con il presidente Corrado Paolazzi. Lì è nata la consapevolezza che su Gardolo e su tutta la periferia nord si giocano partite importanti di carattere urbanistico per quanto riguarda lo sviluppo futuro della città. Quindi ci siamo convinti che era necessario che la comunità potesse esprimere dei nomi forti in Consiglio comunale, in modo da far pesare il pensiero di Gardolo. Qui serve una riqualificazione urbanistica generale, a partire dallo snodo di via Bolzano. Nei prossimi anni andrà fatta una gestione attenta della C3 di Canova per riequilibrare il grande incremento abitativo con servizi adeguati». Sono le dichiarazioni rilasciate all’Adige il 5 maggio 2009 da Paolo Castelli all’indomani della sua elezione in consiglio comunale. Nel frattempo l’ex consigliere circoscrizionale è diventato assessore all’istruzione del Comune di Trento. Ecco perché a Canova nascerà la seconda scuola media di Gardolo. Ed ecco perché la zona di Trento nord dovrà rassegnarsi a rimanere ancora senza questo servizio, nonostante le continue promesse fatte negli anni scorsi dalla stessa amministrazione comunale.
QUEI 102 MILIONI IN PIÙ.
Dunque, i conti vanno aggiornati. Per l’area ex Michelin l’esborso a carico delle case pubbliche è aumentato a 118 milioni di euro: 70 milioni per acquistare il Muse, 13 milioni a carico del Comune di Trento per realizzare l’interramento di via Sanseverino e i sottopassi a servizio dell’area e ora altri 35 milioni per comprare il centro congressi nella zona sud del comparto. A Iniziative Urbane nel 1998 i 112.737 metri quadrati di terreno costarono 25 milioni e 306 mila euro, dopo che Comune e Provincia scartarono l’ipotesi di acquisire l’area: «Il Comune - disse Lorenzo Dellai nel 1999 in un’intervista all’Adige - si rifiutò di indebitare le future generazioni con un’acquisizione pubblica». Nel frattempo sono trascorsi undici anni e i milioni sono diventati 118. Idem all’ex Italcementi. Nel 2000 l’allora sindaco Alberto Pacher trattava l’acquisto dell’area per 16 milioni di euro, ora la Provincia si appresta a chiudere l’operazione sborsando (ben che vada) 25 milioni di euro alla Federazione della cooperazione. Insomma, passa il tempo ma il concetto non cambia: profitti privati, denari pubblici.
«È ora di smetterla di pensare che la funzione di regìa dell’ente pubblico debba per forza passare attraverso la proprietà delle aree. Non si può trasformare la Provincia in una grande agenzia immobiliare». Chi lo ha detto? Sempre Lorenzo Dellai, in quella famosa intervista del 1999...