La bufala dell'emergenza l'ha svelata Tremonti

di Renzo Moser

Giulio Tremonti, a differenza del suo capo, non ha mai fatto della simpatia un’arma politica. E infatti non sta troppo simpatico nemmeno ai suoi.
La sue politiche, peraltro, non mi hanno mai entusiasmato: troppe volte ha fatto ricorso ai condoni, troppe volte ha premiato i furbetti, che si trattasse si case abusive o capitali esportati illegalmente in Svizzera, troppe volte ha protetto le rendite finanziarie.
Ma in questi tempi da fine impero, con una classe di governo che ha completamente sbracato, tra bunga bunga, umiliazioni internazionali, folli e sguaiati attacchi alla magistratura, Tremonti spicca all’interno di un esecutivo sgangherato.
È forse l’unica faccia presentabile che possiamo esibire all’estero, ai summit internazionali, ai consigli dei ministri dell’Ue. E gli va dato atto di aver tenuto la barra dei conti a dritta, come ha certificato l’accordo raggiunto dal G20 sulle linee guida per individuare i paesi con potenziali rischi sistemici, tra i quali, per fortuna, non figura l’Italia.
Adesso, però, gli va riconosciuta un’altra cosa.
Sono settimane che il governo e la maggioranza, sotto la pressione della Lega, tuonano contro gli sbarchi e gli arrivi dei profughi e degli immigrati dal Nord Africa.
Sono settimane che si grida all’emergenza, alla catastrofe, all’invasione dei barbari. Ebbene, è toccato a Tremonti dire una parola semplice, chiara, ma di grande verità: in Italia, ha detto, ci sono 4 milioni di immigrati, tra cui moltissimi giovani che lavorano da mattina a sera e anche di notte.
Perché l’Italia è un paese che offre lavoro a certe condizioni a certe persone, evidentemente non c’è domanda per questi tipi di lavoro da parte di altri.
Banale? Forse, ma ha fatto bene, il ministro, a ricordarcelo. A noi e ai suoi colleghi di governo.

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