Se Steve Jobs fosse nato in una valle trentina
Lo ammetto: questo pezzo su Infinite Loop è una scopiazzatura bella e buona. Tanto che ho mandato una email a colui che ha «inventato» questa storia: una email con braccia alzate, bandiera bianca, testa china e occhi colpevoli. Il colui si chiama Antonio Menna e sul proprio blog, qualche giorno fa, ha pubblicato un pezzo dal titolo «Se Steve Jobs fosse nato in provincia di Napoli». Un pezzo che ha avuto un successo incredibile, con migliaia e migliaia di Mi Piace su Facebook e tante riprese sui quotidiani nazionali, a partire dal Corriere della Sera. L’ambizione non è quella di avere un successo incredibile, ma solamente di chiedersi cosa sarebbe successo «Se Steve Jobs fosse nato in provincia di Trento».
Stefano Iob nasce a Cloz, tra i meli e le campagne. Da piccolo va con i genitori ed i parenti a «coir» nella campagna dello zio del fratello del cognato del sindaco del Paese. Ed è proprio in un caldo pomeriggio di settembre, quando vede appoggiata sul trattore una golden morsicata dell’amico Stefano Valcanover, che decide di fondare un’azienda. Chiamarla «Pom» non suona bene, così chiede udienza a Caterina Dominici. Lei, dopo un consulto con il marito David Wilkinson, noto linguista, trova la soluzione. «L’inglese è la lingua più importante al mondo, quindi, caro Stefano Iob, potresti chiamare la tua azienda Apple». Il nome c’è, le idee anche, quindi si tratta di iniziare. Prima cosa da fare, chiedere un finanziamento in Provincia. Purtroppo sono le 15 di venerdì, e quindi dovrà aspettare fino a lunedì. Poco male. Ingenuamente Stefano, pensando al nome della propria azienda, si rivolge a Tiziano Mellarini, assessore all’Agricoltura, foreste, turismo e promozione. L’incontro non va a buon fine: Mellarini propone a Iob di portare in ritiro in Trentino la formazione di calcio americana del F.C. Cupertino, ma niente finanziamenti in campo tecnologico.
Scoraggiato, Stefano va a prendere la macchina per tornare a Cloz. Mentre era a colloquio, tuttavia, proprio nella via dove aveva parcheggiato le strisce erano state colorate da bianche e blu, così si è ritrovato una bella multa sul parabrezza. Prosciuga il proprio conto pagando la multa ma, tornato nella natia valle, continua a lavorare sul progetto di creare un computer. Gli piacerebbe lavorare giorno e notte, ma di notte non può: i vicini, infatti, chiamano i vigili, infastiditi dal rumore della tastiera. «Signor Iob, dopo le 20 non è permesso fare rumore. Mi spiace ma deve chiudere la sua attività». Stefano vorrebbe mollare tutto, ma la fortuna torna a sorridergli. Alla festa della valle incontra l’assessore alla cultura Franco Panizza, che è cugino del fratello del nipote di Stefano. Colpito dall’innovativa idea, Panizza organizza una serie di incontri al giovane talento. Cooperazione, Casse Rurali, Itas, Trentino Marketing decidono di scommettere sul ragazzo e le sue idee innovative iniziano a prendere corpo.
Stefano, tuttavia, deve rivedere il progetto originario: il logo non sarà più una mela, ma la scritta «Trentino». Quando il pc si accenderà, inoltre, in automatico dovrà partire una canzone dei Bastard. Il presidente Dellai toglie fondi al progetto Life Ursus e decidere di scommettere sulla tecnologia. La Lega scende in piazza: «Si torni ad investire sull’orso, alle nostre feste non possiamo mica mangiare microchip, mouse e tablet». Non tutti sono contenti che la Pat investa su questo giovane, perché pare che il trisavolo di Stefano non fosse nato in Trentino ma in Alto Adige: «Che lo paghi Durnwalder», si sente dire nei bar della città. Inoltre pare che un cugino di Stefano, una volta, sia entrato al Bruno: la Trento bene, scandalizzata, chiede di boicottare il ragazzo. Ma Dellai è deciso. La Provincia regala a Stefano una nuova sede: il vecchio fienile di Cloz, grazie ad un progetto di Renzo Piano, viene convertito in un loft hi-tech. Iob è al centro dell’attenzione generale. Viene prima mandato in Perù, grazie ad un fondo di Solidarietà Internazionale, a studiare come il nuovo computer potrebbe essere usato dagli indios per ottimizzare la raccolta del mais. Un prima bozza del suo progetto viene usata come logo sulle maglie dell’Itas Diatec, e sulle tv locali passa uno spot nel quale Juantorena realizza un ace grazie ad un’applicazione realizzata da Stefano. Gli Ultras Trento chiedono venga realizzata un’applicazione in grado di creare l’ologramma di un presidente, ma il progetto viene accantonato in tempi rapidi.
Stefano parla agli studenti di Sociologia durante il Festival dell’Economia, ma Tito Boeri, invidioso per la tanta attenzione rivolta al ragazzo, spegne il microfono e urla: «Se siete affamati, tutti al Pedavena, offro io». L’aula si svuota e tutti corrono in piazza Fiera. Ormai è tutto pronto per il grande lancio del nuovo computer di Stefano. L’attesa è alle stelle, ma proprio il giorno prima della presentazione, a Cloz arriva una telefonata: «Signor Iob, lasci perdere con ‘sti progetti tecnologici. Le offriamo un bel posto di dirigente in Provincia. Cosa ne dice?». Stefano vuole rifiutare e continuare ad investire nel suo sogno, ma genitori e parenti sono inflessibili. «Sei folle se rifiuti! Vuoi rimanere affamato tutto la vita? Accetta, non si discute».
E così finisce la storia della Pom, anzi Apple, anzi Trentino. Perché, di ‘sti tempi, anche qui in provincia, un posto sicuro e fisso non si rifiuta mai.