Buon compleanno web «Ragazzi, si può»

«Il Nobel per la pace Liu Xiaobo ha definito internet un dono di Dio; bello, ma io preferisco parlarne come di un diritto dell’uomo». Parola di Tim Berners Lee, il papà di internet.

di Matteo Lunelli

Tim Berners Lee, chi è costui? Per farla molto breve è colui che vi sta permettendo di leggere queste righe. È colui che vi fa aprire Facebook ogni santo giorno. È colui che vi permette di effettuare un bonifico online o di inviare una email di lavoro. Il 6 agosto 1991, venti anni fa, inviò il primo messaggio al newsgroup alt.hypertext per far conoscere la sua creatura, il Word Wide Web. In pratica è colui che inventò internet. Nulla, nella storia dell’umanità, ha avuto un impatto sociale così forte e così immediato come il web. Oggi Tim ha 56 anni, vive e insegna al MIT di Boston ed è stato ospite a Roma del Happy Birthday Web, un evento definito «non una celebrazione, ma un’occasione», un’occasione per dire e capire che «ragazzi, si può. Con la Rete si può».

Ecco alcune dichiarazioni del papà di internet, pescate - ovviamente - su internet.

«Ogni volta che viene rilasciata un’applicazione o un programma sul Web il gap tra chi può sfruttare queste risorse e chi non può si allarga».

«L’ubiquità della Rete è più importante della velocità. La velocità è importante se vuoi vedere un video in alta definizione; ma l’ubiquità, anche con connessioni più lente, significa che puoi ricevere e spedire la posta e far parte dell’economia digitale».

«Dando una banda larga minima a tutti si possono spostare i pagamenti pubblici online risparmiando un sacco di soldi».

Penso che dovreste fare un grosso sforzo per colmare il divario digitale, per portare la Rete anche nelle aree rurali e in quei luoghi dove c’è gente che semplicemente non ha ancora imparato ad usare questa tecnologia. Questo significa anche creare luoghi pubblici dove tutti possono usufruire della rete: immagino internet point nelle piccole città e nei paesini dove andare per pagare il bollo dell’auto online, o cercare un lavoro, ritrovare i parenti che si sono persi di vista da tempo, mettere in vendita la macchina, insomma fare quelle cose che la gente ancora non sa fare online».

«Si deve aumentare quel 51% di popolazione che può accedere a Internet in Italia. Bisogna fare in modo che tutti si colleghino al Web. Non è solo una questione di altruismo, il punto è come rendere il Paese più operativo e funzionale. Si tratta di capire se un Paese è serio oppure no. È un Paese serio quello in cui non si riescono a raggiungere contemporaneamente tutte le persone, e la gente non è informata tempestivamente su quello che succede, e non è in grado di rispondere alle emergenze? No, non è un Paese dove investire. Un governo digitale è molto più efficiente di un governo basato sulla carta, perciò prima il Paese abbatte il digital divide e meglio è. Ma l’Open government vuol dire arrivare a coinvolgere i cittadini per ottenere un feedback e magari una consulenza spontanea. È molto di più. Poi, c’è tutta la questione degli Open Data...»

«Il Nobel per la pace Liu Xiaobo ha definito internet un dono di Dio; bello, ma io preferisco parlarne come di un diritto dell’uomo».

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