Diritti sotto attacco
Non sono i consumi, ad essere sotto attacco, ma i diritti. Eccone solo alcuni: la certezza di una pensione maturata secondo regole acquisite, la dignità del lavoro, la tutela della salute, la libera mobilità, la sicurezza del territorio, il risparmio, l’equità dell’imposizione fiscale …Senza contare il diritto ad una rappresentanza politica che sia espressione dei votanti, e non delle scelte di partito. Molti di questi diritti sono anche garanzie costituzionali, eppure vengono erosi giorno dopo giorno, macinati in una “crisi” pilotata dall’avidità di pochi, che vanifica gli sforzi di molti
“Spero che questa crisi possa trasformarsi in una opportunità di ripartenza basata su valori più autentici”, mi scrive un amico dalla toscana. Pensieri analoghi, magari più sintetici, si sono susseguiti nei giorni scorsi anche in molti SMS e in diverse e-mail di auguri. Come non essere d’accordo: gli sperperi natalizi, i regali insensati, gli avanzi di ottimo cibo buttati, l’imperativo dei viaggi esotici, la ridondanza del lusso a portata di tutti, è bene che rimangano solo un ricordo, ma…
Ma non sono solo gli sprechi ad essere aggrediti, in questo momento.
Sotto attacco, ci sono il lavoro di molti e le pensioni di (quasi) tutti. Un cinquantenne che rimane senza lavoro, un ventenne che non lo trova( se non avventizio, provvisorio e malpagato), una lavoratrice che spende tutto lo stipendio in baby-sitter o una pensionata consapevole che il costo del gasolio è aumentato in un anno del 24% e che continuerà a salire, certamente hanno qualche difficoltà a cogliere il fatto che questa crisi possa trasformarsi in una “opportunità di ripartenza basata su valori più autentici”. Queste persone, e molte altre, hanno già chiuso con il consumismo: non a caso la flessione degli acquisti in questo Natale 2011 è del 30% e persino i saldi di gennaio non hanno buone prospettive.
Non a caso, solo chi ha un buon lavoro riesce a parlare di” opportunità”. L’amico cui accennavo ( e che spero non me ne vorrà, se lo prendo ad esempio) è un professionista che, nonostante le crescenti preoccupazioni per i pagamenti tardivi delle sue parcelle di architetto, riesce ancora a mantenere la famiglia entro un discreto tenore di vita.
Il problema, a ben vedere, non è questo. Tutti noi siamo ancora sommersi da decenni di acquisti, tanto che, ad un certo punto, non sapevamo più cosa comperare. Ricordate la pubblicità volta ad incentivare i consumi di qualche anno fa? “Io ho comperato”, diceva un tizio con un sacchetto in mano.”Aiuta l’economia. Fallo anche tu!” A quel punto si entrava in crisi, perché avevamo già tutto. Solo il mercato indotto della telefonia e delle tecnologie da casa, infatti, tengono ancor oggi: i modelli si susseguono, sempre nuovi, e chi può punta ormai su quello. Ma è bene ricordare che non si tratta di investimenti, purtroppo: l’obsolescenza è sicura, e sempre più veloce.
Il problema allora è un altro. Non sono i consumi, ad essere sotto attacco, ma i diritti. Eccone solo alcuni: la certezza di una pensione maturata secondo regole acquisite, la dignità del lavoro, la tutela della salute, la libera mobilità, la sicurezza del territorio, il risparmio, l’equità dell’imposizione fiscale …Senza contare il diritto ad una rappresentanza politica che sia espressione dei votanti, e non delle scelte di partito. Molti di questi diritti sono anche garanzie costituzionali, eppure vengono erosi giorno dopo giorno, macinati in una “crisi” pilotata dall’avidità di pochi, che vanifica gli sforzi di molti.
“I sacrifici sono necessari, un presupposto per la ripresa”: quante volte abbiamo ormai udito questa affermazione? Il dubbio, di fronte ad una “ripartenza” possibile ma ancora nebulosa è che ciò che conta sia proprio averci portato ai sacrifici, al sacrificio dei nostri diritti di cittadini, di consumatori e di contribuenti. E solo ai nostri, di gente comune: politici e managers, funzionari degli apparati, gente di potere in genere, non ha assunto su di sé questa necessità. Le leve del comando restano indenni, dai massimi livelli in giù ( perfino i nostri “governanti” delle comunità di valle non vogliono rinunciare ai loro emolumenti). Rimane, quindi, ancora una volta un problema di potere: da un lato lobbies affaristiche e manipolatrici in grado di influire sulle politiche di interi paesi, dall’altro le popolazioni bistrattate. A questo punto, confrontare i prezzi dei saldi può essere solo un hobby.