Aumenti dell'affitto, canoni in nero ed evasione
«Visto che aumenteranno gli estimi catastali e di conseguenza anche le imposte sulla casa, lei dovrà darmi qualcosa in più di affitto. Il padrone di casa ha detto proprio così». La signora che mi ha appena riferito di questa sorpresa inaspettata nella sua vicenda locatizia non aggiunge altro: sembra perfino rassegnata
«Visto che aumenteranno gli estimi catastali e di conseguenza anche le imposte sulla casa, lei dovrà darmi qualcosa in più di affitto. Il padrone di casa ha detto proprio così». La signora che mi ha appena riferito di questa sorpresa inaspettata nella sua vicenda locatizia non aggiunge altro: sembra perfino rassegnata. E, infatti, poco dopo aggiunge: «Cosa vuole, mio marito è una persona pacifica, oltretutto si tratta dell’appartamentino di montagna e andiamo lì in vacanza da una decina d’anni. Nessuno ha voglia di litigare».
Condivido la nobile aspirazione ad una vita pacifica e serena (intendimento quanto mai sovversivo, in un contesto di crescenti allarmi, incertezze e paure di ogni sorta): d’altra parte, però, come la mettiamo con il senso di giustizia che muove la comunità umana? Un sentimento che, tra l’altro, cresce di pari passo con la crisi.
«Non si tratta certo di litigare», rassicuro la mia interlocutrice. E’ sufficiente non raccogliere il cortese (si fa per dire) invito del suo padrone di casa ad “integrare” il canone di affitto con una busta di contanti.
«E se poi ci sfratta?». Da un rapido calcolo, il contratto risulta tacitamente rinnovato da poco: non appena glielo annuncio, la signora si alza e mi abbraccia. Non sempre, però, tutto finisce in una risata di sollievo. Oltre agli affitti di alloggi per le vacanze, c’è, ad esempio, il triste capitolo delle locazioni a studenti, laddove le potenzialità estorsive risultano ben maggiori. Il fenomeno è ancora tutto da studiare e da affrontare: a poco è servita l’introduzione della cedolare secca e delle possibili agevolazioni fiscali per i proprietari. Perché?
A mio avviso c’è una ragione precisa. Non intendo fare dissertazioni etiche (anche se, a ben pensarci, i giovani sono il nostro futuro e di laureati l’Italia ha oggi estremamente bisogno, a fronte di altissime percentuali di abbandoni universitari e di specializzati sempre più ridotti di numero): parliamo semplicemente della possibilità di detrarre le spese di studio, comprese quelle di alloggio nelle città universitarie, da parte delle famiglie. Se ne era parlato tempo fa, introducendo una tipologia di contratto talmente farraginosa e limitata da rendere inutile ogni tentativo. Per inciso, io credo che la facoltà di detrazione fiscale di spese documentate sia il vero cavallo di battaglia nella lotta all’evasione contributiva: questa battaglia non si può certo condurre sulle note dei richiami morali, visto che l’esempio di chi ci ha governati fino a poco tempo fa non è stato proprio edificante.
Gli apparati clientelari, l’esorbitanza degli sprechi pubblici vanificano di fatto ogni nobile richiamo. Allora, non resta che creare un concreto interesse alla puntualità e alla completezza dichiarativa, a cominciare dalla deducibilità di molte spese oggi sostenute dalle famiglie. Purtroppo, invece, si va in opposta direzione: giorni fa mi è capitato di raccogliere le doglianze di un invalido, al quale l’Agenzia delle entrate aveva richiesto il rimborso per l’avvenuta detrazione di un materasso ortopedico, regolarmente prescritto da suo medico. Così non va: ci vorrebbero delle scuse.
Come avrebbero diritto alle scuse gli studenti fuori sede costretti a versare in nero ingenti canoni di locazione per poter frequentare le lezioni, pena l’alternativa di restarsene a casa. Qualche anno fa uno dei miei figli, che studiava a Bologna, raccontava che, con altri quattro studenti, l’affitto del loro alloggio di periferia era di duemila euro al mese. La proprietaria, sorella di un noto barone universitario, aveva così locato ben 18 appartamenti (dichiarati “fatiscenti”, e forse in qualche caso era vero): il calcolo dell’evasione è presto fatto.