Sulle orme di Lupo Solitario
Corrono, cacciano, amano: l’etologia ci regala storie di fedeltà e branco, libertà e forza selvaggia. Ecco perché il lupo è un simbolo potente, con cui fare i conti.
Corrono, cacciano, amano: l’etologia ci regala storie di fedeltà e branco, libertà e forza selvaggia. Ecco perché il lupo è un simbolo potente, e la notizia di cronaca che racconta di questo esemplare solitario, Lone Wolf della val di Non, profonda Anaunia di boschi e zone ancora preservate dall’espansione umana, ci fa stare tutti un pochino meglio.
Sono passati i tempi del lupo cattivo, la bestia assassina e feroce pronta ad assalire chi lasciava le calde comodità domestiche. L’Uomo non solo ha trasformato la propria tana in città, ma ne ha fatto una realtà completamente autoreferenziale, strade, case, computer, uffici, aria condizionata, previsioni meteo, tutto sotto controllo, prevedibile, programmabile, atteso. Così che un qualsiasi banale contrattempo a volte diventa un vero e proprio dramma, un’auto davanti che non parte subito quando scatta il verde si trasforma in un Nemico da ingiuriare e aggredire, un pedone che attraversa la strada è visto come un ostacolo da schivare in velocità.
Ma una parte profonda di noi reclama il suo spazio: non ci siamo selezionati in milioni di anni per dimenticarcene così su due piedi, e far finta di niente. C’è un luogo segreto (Wild at Heart era un bellissimo film di David Lynch) in cui il senso di appartenenza al branco, il desiderio di lavorare per il bene comune, la gerarchia basata sulla comprovata competenza, la voglia di fare l’amore, fanno sentire forte il loro diritto heideggeriano all’esistenza. E’ una zona preziosa fatta di natura selvaggia, di pulsioni illuministiche, di entusiasmi creativi, e il nostro lupo spaurito, che vaga tra i boschi di Castelfondo è l’incarnazione del nostro Io vigile e selvatico.
Fa un po’ tenerezza, così da solo, “catturato” da una fototrappola, con le proprie tracce biologiche (cacca e pipì) analizzate da esperti che sembrano usciti da un legal thriller, ed un nome che più brutto non si può, M24. Ma questo è quello che passa il convento, è il “nostro” lupo, e con lui il presagio che questo 2014, nato sotto il segno dei Maya, prosegua invece sulla strada di un recupero delle nostre integrità.
Un saluto francescano a te, caro lupo: siamo noi ad aver bisogno di te, ora.