Vuoi fare il Presidente? Cancellati da Facebook
Quello che scriviamo su internet resta per sempre. E se tra trenta o quaranta anni avremo un ruolo di potere, come giustificheremo quella foto, quella frase o quel commento?
Una frase del blog pubblicato qualche giorno fa da Leonardo Pontalti mi ha fatto riflettere. Diceva «...il rischio è che quel giovine con la birra in mano, che vorreste tanto andasse a casa perché fa chiasso sotto la vostra finestra, possa essere il premier del 2050...».
Quando Mario Monti si è insediato, su giornali, tv, riviste e siti è partita - come sempre e anche giustamente accade - una sorta di «caccia alle streghe», per indagare sul suo passato. Così per lui, ma anche per qualsiasi altra persona che vada a ricoprire un ruolo di potere.
Questa cosa, inevitabilmente, accadrà anche nel 2050, quando verrà eletto il nuovo premier italiano o il nuovo presidente di un ente pubblico o il nuovo presidente degli Stati Uniti. Chi verrà eletto nel 2050, oggi, nel 2012, ha circa vent’anni: è probabilmente uno studente ambizioso, ancora ignaro del proprio futuro, che per meriti (spero) o per fortuna o per qualche spintarella (cambieranno le cose nei prossimi quaranta anni?) andrà a coprire un ruolo di potere. Ed è un giovane che, quasi sicuramente, ha un proprio profilo Facebook, un account Twitter, magari un blog personale o un canale YouTube. E quello che scrive e pubblica oggi, da studente ventenne, avrà delle ripercussioni tra trent’anni? Penso proprio di sì.
Ho fatto un esperimento. Un esperimento ben poco scientifico, condotto in dieci minuti e che chiunque può fare. Sono andato a cercare i profili Facebook di 5 persone trentine, amici di amici o scovati per caso (amici del profilo dell’Università o di quello della Provincia o di quello di una società sportiva trentina), che oggi abbiano tra i 16 e i 25 anni. E che quindi nel 2050 potrebbero essere il nuovo presidente del consiglio. Ho scelto tre uomini e due donne - e non cinque uomini - perché forse nel 2050 saremo pronti ad avere una donna premier.
Navigando nelle foto e nella bacheca ho cercato «scheletri nell’armadio», che oggi appaiono come cose normalissime per un ventenne, ma che tra qualche anno potrebbero essere imbarazzanti accuse per un presidente.
Quattro li ho scartati subito, per i seguenti motivi. Il primo aveva nei propri album le foto della propria estate, una gita al mare in campeggio: in una apparivano decine di lattine di birre su un tavolino con tanto di confezione di cartine Rizla. Decisamente abbastanza per affossare la credibilità di un premier. Il secondo: una bestemmia per commentare lo status di un amico. Scartato. Il terzo: un grande fervore politico, con link a inchieste di siti e quotidiani palesemente comunisti. Niente da fare. La quarta: sulle foto al mare si potrebbe anche chiudere un occhio - nulla di scabroso - ma alcuni commenti e status un po’ troppo fru fru la taglierebbero di certo dalla corsa presidenziale. La quinta, invece, si salva. Impegnata socialmente (link e foto), con tanti amici, capace di divertirsi ma entro i limiti, parla tre lingue, attività ed interessi di rilievo. Insomma, perfetta. Ineccepibile.
L’esperimento ha dato i suoi frutti: nel 2050 il presidente del consiglio sarà donna e sarà trentina. Non avrà bisogno di un ufficio stampa e di un consulente alla comunicazione, perché in passato ha dimostrato di saper gestire alla perfezione la propria immagine. E proprio perché in passato (ovvero adesso) è stata lungimirante e intelligente, potrà garantirsi un futuro alla guida del Paese.