Basta con i contributi ai partiti
Non se ne può davvero più. Mentre vengono chiesti ai cittadini e ai lavoratori i sacrifici più assurdi per “salvare l’economia”, apprendiamo che i partiti italiani sono i più ricchi d’Europa! Ogni anno piovono nelle casse delle tesorerie (anche di partiti poi “dimessi”) centinaia di milioni di euro (pare ben 500!) per rimborsi elettorali e contribuzioni a vario titolo
Non se ne può davvero più. Mentre vengono chiesti ai cittadini e ai lavoratori i sacrifici più assurdi per “salvare l’economia”, sacrifici che consistono nella perdita di diritti ormai acquisiti, nell’aggravio di tasse dirette e indirette e in aumenti incontrollati e indifferenziati di ogni genere di consumo, apprendiamo che i partiti italiani sono i più ricchi d’Europa! Ogni anno piovono nelle casse delle tesorerie (anche di partiti poi “dimessi”) centinaia di milioni di euro (pare ben 500!) per rimborsi elettorali e contribuzioni a vario titolo. Una tale pioggia di soldi da rendere perfino imbarazzante il loro utilizzo (investimenti a Cipro, in Tanzania, in Norvegia, in Sudamerica, come apprendiamo solo in questi ultimi giorni). Spesso l’imbarazzo assume anche rilevanza penale: la Magistratura sta infatti indagando su un possibile riciclaggio di denari di diversa provenienza, attraverso un sistema del finanziamento che non ha avuto, almeno sino ad ora, alcun controllo pubblico.
Eppure, sono soldi pubblici, ma non soggetti ad alcun controllo da parte della Corte dei Conti: solo in Italia si poteva arrivare a tanto. Il superamento di una situazione tanto grave non può essere, nuovamente, demandata agli accordi tra i partiti: il solito rimedio di tipo omeopatico potrebbe essere, ancora una volta, del tutto fuori luogo e convincere ancora una volta gli italiani che ci si sta beffando di loro. Un decreto legge immediato che obblighi i partiti a giustificare ogni euro speso rispetto a quanto hanno ricevuto di finanziamento potrebbe essere una buona idea, così come una verifica contabile pubblica, ex post, anno dopo anno, dei bilanci presentati.
Pare che però il Governo in questo momento abbia altro da fare, dedito com’è alla sua missione di smantellamento dello Statuto dei Lavoratori, in un malinteso convincimento che il sistema di garanzie sia causa diretta dei mancati investimenti e della massiccia delocalizzazione delle aziende italiane. Non è così, lo sappiamo: forse, piuttosto, andrebbe rivisto il regime delle tassazioni, anche quelle riguardanti il lavoro e le imprese.
Tornando ai partiti e allo sperpero di soldi dei contribuenti: si sa che il sistema politico attuale, così com’è formulato, richiede sempre maggiori risorse e maggiori spese, in un proliferare di richieste e di iniziative autoreferenziali. Attenzione, quindi, anche alla proliferazione di livelli di rappresentanza (qui in Trentino se ne contano cinque diversi: dalle circoscrizioni, ai consigli comunali, a quelli provinciali e regionali, alle più recenti comunità di valle), che, in alcuni casi, non aumentano certo i livelli di democrazia e di partecipazione, ma solo le spese e gli incarichi retribuiti. Mi riferisco, ad esempio, alle comunità di valle e alla prossima consultazione referendaria. Potrebbe essere una buona occasione per lanciare un segnale: chi ambisce ad una carica politica di tal fatta, potrebbe farlo gratis.