Scuola. 'aRRidatece un po' di rigore!

di Andrea Tomasi

Questo è un messaggio per tutti gli insegnanti di scuole elementari, medie e superiori, che ogni giorno devono fare i conti con studenti indisciplinati ma soprattutto con genitori inferociti di studenti indisciplinati. Sempre più spesso si riferisce di casi di "maltrattamenti al contrario". Nel giro di qualche decennio si è passati dai professori che bacchettavano (letteralmente) gli allievi solo perché non stavano composti dietro il banco, agli studenti aggressivi: alunni che ai periodici incontri prof-famiglie (le "udienze") inviano la squadriglia di genitori incazzosi e iperprotettivi. Sì... avete capito bene. Mi riferisco mamme e papà "armati" del classico frasario, dal "Mio figlio è un bravo ragazzo..." all'italico "Lei non sa chi sono io" (con riferimento alle conoscenze ai piani alti dei Ministeri e, nella declinazione trentina, della Provincia). Ce n'è per tutti i gusti...

Il lavoro di chi sta in cattedra diventa sempre più difficile. E a volte professoresse e maestre devono giocare "in difesa", quasi che sgridare un allievo o dare un voto basso sia diventato un vezzo, un atto di esuberanza didattica. Non so. Forse non se ne esce. Di sicuro non con un battito di ciglia. Eppure viene voglia di gridare: "aRRidatece un po' di rigore". Quasi ci si vergogna a chiederlo... neanche se si temesse di venire addidati come nostalgici del Ventennio. Non si dovrebbe scomodare la severità di vecchi precettori, di cupi preti o di fin troppo serie suorine dedicate all'insegnamento. Basterebbe un po' di buonsenso.

Io mi ritengo fortunato. Ho avuto ottimi insegnanti (quindi ogni errore ortografico presente in questo testo è responsabilità personale). Ho già ricordato la mia maestra Flora (!). Qui mi permetto di ricordare il buonsenso della mia professoressa di italiano, la professoressa Lucia. Prima media. Primo giorno di scuola. Tutti in aula, dopo il suono  della campanella. Nella stanza volano gessetti e si sente un gran vociare. L'insegnante entra in classe. Mora, carnagione scura, indossa un abito colorato (credo fantasia floreale ma non ci giurerei). Alcuni alunni si zittiscono. Altri no. Lei sbatte il libro sulla cattedra. Silenzio. Ci guarda. Poche parole bastano per mettere in chiaro un concetto: "Ragazzi, questa non è la scuola elementare. Io non sono la vostra maestra e non sono la vostra mamma. Sono la vostra professoressa. Mi date del Lei e non del tu. E quando entra in classe una professoressa, un professore o un preside, voi state in silenzio, vi alzate e salutate". Come dire: qui non c'è un rapporto di parità.

'aRRidatece un po' di rigore! Un'esclamazione che, probabilmente, la professoressa Lucia avrebbe sottolineato con due righe rosse (a penna biro), con un commento a lato pagina: Dialettale (romanesco)!!

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