Internet ha creato, non tolto,  posti di lavoro

di Matteo Lunelli

Qualche settimana fa mi è arrivata una email: si trattava di un’elezione e una frase dell’appello elettorale mi aveva particolarmente colpito. Diceva, più o meno, «... le nuove tecnologie, come sempre, hanno ridotto i posti di lavoro». Un paio di sere dopo, sono andato per lavoro ad assistere ad una conferenza. Uno dei relatori, ad un certo punto, ha detto una frase tipo «Se mettete un vostro video su YouTube e questo avrà più di un milione di visualizzazioni non avrete mai problemi di pensione».

Per un po’ ho pensato a chi avesse ragione. Istintivamente mi sono schierato dalla parte del secondo: «Internet ha creato, non tolto, posti di lavoro», mi sono detto. Il pensiero, forse, era un po’ soggettivo: se in questo momento io personalmente ho un lavoro è grazie al web. Poi ho trovato una interessante ricerca, e mi sono definitivamente convinto di avere ragione. Cito: «la rete ha regalato all’economia del G20 oltre duemila miliardi di dollari: una cifra equivalente al pil dell’Italia». Oppure «negli Stati Uniti il solo Facebook ha creato 450 mila posti di lavoro». E, infine, «Internet crea 2.6 nuovi lavori per ogni lavoro che manda in pensione».

La ricerca, vale la pensa sottolinearlo, è americana. Ovvero la situazione che loro stanno vivendo noi la vivremo tra cinque o sei anni, più o meno. Questa, però, è una buona notizia: c’è ancora tempo per prepararsi, per ingegnarsi, per (re)inventarsi il proprio mestiere. E, a parte il prepararsi, si tratta di cose che a noi italiani in genere riescono piuttosto bene.

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