Un poster di Alex in ogni spogliatoio La vergogna può insegnare molto

C'è qualcosa di dolce, nella giornata disgraziata che ha vissuto lo sport italiano ieri. So che è piuttosto bizzarro poter trovare qualcosa di positivo in un caso di doping, oltre alle analisi

di Leonardo Pontalti

C'è qualcosa di dolce, nella giornata disgraziata che ha vissuto lo sport italiano ieri. So che è piuttosto bizzarro poter trovare qualcosa di positivo in un caso di doping, oltre alle analisi.
Eppure, credo che tutti coloro che sono abituati a seguire le gesta di sport e sportivi, e che spesso hanno accusato innumerevoli conati di vomito di fronte alle messi di «Sono pulito, lo dimostrerò», «È colpa di una medicina», «Chissà cosa ho mangiato», «È colpa delle trippe», «È colpa della zia», «Mi hanno incastrato», e cosi via, non potranno non provare sollievo di fronte alle parole di Schwazer.
Personalmente, non ricordo a memoria un altro caso di baro che - scoperto con le mani nella marmellata - abbia mostrato il barattolo e abbia ammesso la «cazzata» (copyright Schwazer).
Quindi, lungi da me l'idea di difendere il peccatore, almeno gioisco della purezza con cui almeno il peccato inizia a fare ribrezzo subito, allo stesso interessato.
Il doping, insomma, inizia a pesare. E il fatto che chi si dopo inizi a capire che ammetterlo subito senza tante pantomime è un modo per non prendere in giro due volte gli appassionati, è un buon primo passo per sperare che un giorno la pratica cada del tutto in disgrazia.
Sarà paradossale, ma questa volta credo che il dopato Alex sia stato il migliore spot antidoping mai girato. Speriamo serva. Speriamo il paginone della «Gazzetta» (pag. 2 e 3) lo attacchino in ogni sede federale, in ogni sede sociale, in ogni spogliatoio. Grazie di fare vergogna a te stesso, Alex. È il modo piu intelligente che avessi per iniziare a pagare.


Twitter @leopontalti

comments powered by Disqus