I soldi che comperano la vita (di un topo)

Ormai è certo, e provato scientificamente: le nostre scelte etiche sono condizionate dal mercato. Come a dire che la buona coscienza è una merce come un'altra....

di Barbara Goio

«Ognuno ha il suo prezzo ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà...» Quando cantava questa vecchia e bella canzone, Edoardo Bennato non sapeva che le sue parole sarebbero presto diventate drammaticamente vere. Sì perché adesso è certo: i soldi comperano tutto, anche la buona coscienza. 
 
Lo dice la rivista Science in uno dei suoi ultimi numeri, e la notizia è stata ripresa da «Die Zeit» e infine da «Internazionale». In soldoni, l’economista Armin Falck, docente al Center for economics and neuroscience dell’università di Bonn, è riuscito a dimostrare che economia e filosofia sono indissolubilmente legati, e che da Smith a Marx il dibattito sull’essere va a braccetto con le speculazioni sull’avere.
 
Falck ha fatto un esperimento piuttosto bizzarro, ma dai risvolti sconcertanti: ha preso mille studenti, li ha raccolti nella primavera dell’anno scorso nelle sale del Teatro di Bonn, il Beethovenhalle, li ha muniti di pc, e li coinvolti in una sorta di gioco che si può sintetizzare con «compera e salva la vita di un topo».
Gli animaletti erano topolini usati in una ricerca di manipolazione genetica, reali e concreti. L’unico particolare che Falck ha omesso di dire agli studenti era che le bestiole erano comunque condannate ad essere soppresse; ha invece detto loro che gli animaletti erano belli e sani e che avevano un’aspettativa di vita di due anni.
 
topo
 
Nel primo caso, il più semplice, la gente si è comportata tutto sommato bene: il 65 per cento ha preferito rinunciare a dieci euro e salvare la vita al topo. Quando però i gruppi sono stati organizzati in venditori (di vita), compratori e mediatori, ben il 75 per cento ha preferito ricevere soldi e far sopprimere la bestia. Inoltre il «prezzo» della vita è sceso ripetutamente fino a raggiungere una media sotto i cinque euro.
 
 
 
Il senso è chiaro: quando le scelte non sono fatte dalle persone ma delegate al mercato, il senso morale crolla miserevolmente.
E questo spiega in parte perché dopo una piccola flessione dopo l’ultima tragedia (oltre mille morti per il crollo di una fatiscente fabbrica-condominio in Bangladesh a fine aprile), la gente ha ricominciato a comperare senza problemi vestiti a poco prezzo pur sapendo che condizioni nelle fabbriche dell’Asia sono al limite dello schiavismo. 
 
bangladesh
 
 
Una curiosità, in coda.
Su Science vengono anche evidenziate le categorie con più «scrupoli» morali: donne, vegetariani, persone istruite. 

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