Lavorare meglio lavorare tutti
In tempi di crisi aumentano problemi e aggressività... Ma non sempre, e gli esempi virtuosi vanno segnalati!
Tra la posta, stamattina, ho trovato un comunicato stampa che mi ha incuriosito: parlava di un’azienda (di cui naturalmente non farò il nome anche se posso dire che si trova in Alto Adige - Südtirol) che vuole incrementare il benessere sul posto di lavoro. Difficile parlare di questo, in tempi di crisi! Come in una società primitiva, il calo delle risorse fa sempre aumentare competitività ed aggressività, e questo chiunque lo può sperimentare, ad ogni livello lavorativo.
Ma torniamo alla ditta in questione e vediamo cosa si sono ripromessi di fare questi datori di lavoro appassionati di «innovazione sociale».
1. Visto che l’orario rigido non è più al passo con i tempi e che ci sono gli strumenti per migliorare la flessibilità, la ditta X sostiene: «Teniamo in grande considerazione le esigenze dei nostri dipendenti e cerchiamo, ove possibile, di offrire un orario flessibile come ad esempio il part-time, il lavoro a distanza o un orario estivo particolare». Mi viene in mente la mitica fabbrica Olivetti di Ivrea, quella che ha inventato il computer prima che si sapesse persino cos’era, e che d’estate, perché le famiglie si godessero del tempo libero e andassero “ai bagni” insieme, faceva fare un orario speciale. Il passato (buono) che ritorna...
2. Se benessere vuol dire passare del tempo con i propri cari, sempre la ditta X propone un «audit famigliaelavoro» riconosciuto a livello europeo che prevede l’«ampliamento del congedo parentale non retribuito o del periodo per l’inserimento dei bambini all’asilo e persino un servizio mensa per tutta la famiglia del dipendente e la possibilità di portare a casa il pasto a prezzo agevolato».
3. Vivere in salute significa eliminare lo stress, e quindi il capo dell’azienda si impegna a creare un «clima positivo in azienda, che ci si rivolga con rispetto ai dipendenti e che lo stesso facciano fra di loro, che ci sia un livello di stress ovvero un carico di lavoro adeguato e che venga promossa una cultura basata sulle critiche costruttive». Miele per le orecchie dei dipendenti meritevoli e spesso frustrati.
4. Salute vuol dire mangiare bene e quindi la ditta si sta organizzando per inserire tra i benefit dei dipendenti dei buoni cibo che, anziché arricchire i grandi gruppi che gestiscono queste transazioni, vengano dati per comperare «prodotti alimentari di contadini locali». Così da promuovere l’economia vicina. Anche qua, quando l’università di Trento tolse i buoni da spendere nei panifici di Trento, la ricaduta per quelle entrate modeste ma sicure si fece sentire moltissimo.
Naturalmente, tutte quete proposte non sono fatte per puro spirito filantropico: se si guarda bene sono a costo contenutissimo, migliorano la produzione di tanto e fanno anche fare bella figura.
Forse non tutta la crisi viene per nuocere!
Ps. se qualcuno si chiede cosa c’entri il nido del cuculo, ricordo che non esiste (come qualcuno ha notato) ma resta comunque il luogo dell’utopia (e quella invece è fondamentale).