Grisenti, condannato per truffa ora fa la morale
Silvano Grisenti, condannato in via definitiva per truffa aggravata e ancora sotto processo per corruzione e concussione dopo l'annullamento della sentenza d'appello, ha deciso di introdurre lui nella campagna elettorale il tema della corruzione che, dice allarmato, schiaccia i cittadini italiani più delle tasse e del debito pubblico.
Non si sa se si tratti di un'operazione catartica di auto-purificazione, in attesa del bagno del voto popolare capace da solo di assolvere da ogni residua macchia (processi o non processi), come da anni ci viene ripetuto a ben più alti livelli di azione politica; oppure cos'altro abbia spinto il candidato e leader di Progetto Trentino a proporsi come paladino della legalità, dopo essere diventato famoso come l'assessore della "magnadora".
Fatto sta che nel suo intervento sul blog di Progetto Trentino, Grisenti parla di un rigore morale superiore dimostrato dai trentini rispetto al resto d'Italia e, di fronte alle nuove richieste di soldi alla Provincia da parte dello Stato, dichiara:" Non posso più accettare che il Trentino paghi, perché tra i valori che abbiamo scelto di difendere per il nostro bene e per il bene delle nostre figlie e dei nostri figli c'è l'onestà, la meritocrazia, l'integrità morale".
E prosegue: "Progetto Trentino si rivolge al resto d'Italia e afferma: "guardateci ed imitateci, invece di renderci oggetto di inutili critiche". Noi saremo l'esempio". E ancora, promettendo di portare un "nuovo modo di fare politica" aggiunge: "Nel nostro Progetto di Trentino vogliamo che tutto sia gestito al meglio, nel rispetto della legge e delle regole morali".
Legalità, integrità morale, regole morali, onestà, esempio per tutti, sono i termini che Grisenti usa. Poco importa, evidentemente, che la Corte di Cassazione abbia spiegato nelle motivazioni della sentenza che ha confermato la truffa aggravata per i pranzi di partito pagati da lui con i soldi dell'Autobrennero, quando ne era il presidente, che Grisenti: "Ottenne fraudolentemente il rimborso di spese conviviali sotto il pretesto che fossero inquadrabili in spese di rappresenanza. Grisenti organizzò più volte pranzi di natura eminentemente politica i quali nulla avevano a che fare per il loro oggetto e identità dei partecipanti con l'attività di rappresentanza dell'A22". In qualsiasi azienda si viene licenziati se si chiedono rimborsi spesa per falsi pranzi di lavoro. E' considerato grave, perché oltre ad essere un illecito penale è anche un comportamento che dal punto di vista morale è disonesto, non è indice di integrità morale e non è un esempio per tutti.
Né può passare la giustificazione che infondo erano poche centinaia di euro, come dicono molti sostenitori di Grisenti, che definiscono la cosa irrilevante. Potrà infatti essere irrilevante per chi prende la vita con disinvoltura, senza porsi tante domande sulla moralità delle sue azioni, farsi pagare con soldi pubblici pranzi di lavoro che pranzi di lavoro non sono, ma non certo per chi ha scelto di difendere "l'onestà, la meritocrazia e l'integrità morale" e si candida al consiglio provinciale con queste parole d'ordine. Altrimenti, questa non si chiama morale, ma doppia morale.