Renzi, la sfida europeista tra "no euro" e forconi
Quasi tre milioni di persone sono andate a votare alle primarie del Pd invece di andare in piazza con i "forconi" o partecipare ai Vaffaday per "mandare tutti a casa".
E questo non era facile prevederlo, di questi tempi.
Renzi è riuscito a superare la sfiducia di molti verso la politica, facendo sperare che un'altra politica è possibile. Lo ha fatto senza cedere a slogan sfacciatamente populisti e superando persino l'immagine che lo ha lanciato, quella del rottamatore sfasciacarrozze, senza però tradire il suo obiettivo principale, che è quello dal cambiamento e del rinnovamento del Pd e del Paese.
Renzi ha vinto non promettendo le elezioni, ma con una proposta di governo e alcune riforme concrete, che oggi chiede a Letta di realizzare subito, perché non c'è tempo da perdere, e perché abbia un senso un altro anno di vita per questa governo.
Non sappiamo oggi se alla sua chiacchiera sciolta Renzi saprà far seguire i fatti, ma tra i vari impegni che ha assunto in questa campagna elettorale c'è anche quello di lavorare per mandare avanti quel progetto d'Europa rimasto ancora incompiuto. E questo è oggi forse l'impegno più impopolare assunto da Renzi e difficile da fare comprendere agli italiani.
Mentre Grillo, Berlusconi, la Lega e anche voci della sinistra hanno buon gioco nello scaricare sull'Europa e le sue contraddizioni tutti i nostri guai; e indicano nell'uscita dall'euro e il ritorno a una sovranità nazionale più forte, insieme a nuovi dazi, la soluzione di ogni problema, Renzi ha vinto le primarie promettendo più Europa (anche se certamente non è stato il tema decisivo).
Chissà se riuscirà anche a vincere le elezioni con questa discriminante fondamentale per il futuro dell'Italia, ma che è necessario saper motivare con argomenti solidi e chiari, a fronte di chi propone di tornare indietro, anche con buone ragioni.
Le elezioni europee sono alle porte e sarà la prima importante prova elettorale (salvo elezioni anticipate) del Pd renziano. Non sarà facile.