Il Trentino secondo Vespa: un Paese del Bengodi
AGGIORNAMENTO
Certo che è davvero strano il rapporto tra mamma Rai e le autonomie speciali. Dopo i ripetuti attacchi arrivati dall'ormai famigerata puntata di "Porta a Porta" e dopo l'immagine "sparata" domenica all'assonnato pubblico post-pranzo della domenica pomeriggio ("Così le Regioni speciali ingrassano con i nostri soldi", ci ha spiegato Massimo Giletti), ieri sera al Tg2 è andato in onda un servizio nel quale si dà notizia di un "Trentino innovativo e proiettato verso il futuro".
Un Trentino, si legge in una nota della testata, "che investe il 2% del Pil in ricerca e sviluppo, e punta sull'innovazione e sul talento dei giovani". Nel servizio le testimonianze del presidente Ugo Rossi, di Paolo Lombardi, responsabile del programma TechPeaks di Trento Rise, e di due "startupper'" attivi in Trentino.
Ancora, dalla nota del Tg2: " L'obiettivo del programma TechPeaks, è offrire nuove possibilità ai giovani di talento che vogliono scommettere su se stessi e fondare nuove imprese nel settore dell'Information and Communication Technology (Ict) ad alto tasso innovativo, contribuire a rafforzare 'l'ecosistema trentino dell'innovazione e portare competenze internazionali nel
territorio, per renderlo più competitivo e dinamico".
Ma chi ha ragione, Vespa o il Tg2? La virtù sta nel mezzo, come sempre. Non chiediamo spot pubblicitari al servizio pubblico, ma almeno la verità. Intanto, il gruppo Facebook "Vespa chieda ufficialmente scusa al Trentino Alto Adige Südtirol" sta per raggiungere le 10.000 adesioni, mentre la petizione (QUI) con la stessa richiesta è a quota 2.500 firme.
IL BLOG
Una sorta di Paese del Bengodi dove ci viene pagata persino la badante che segue il nonnetto, versiamo affitti da miseria perché tutti viviamo negli appartamenti pubblici, abbiamo il dentista gratis e molto altro. Ecco il Trentino e l’Alto Adige visti dal resto d’Italia, nel quadro emerso nel corso della puntata di «Porta a porta» di ieri sera.
Una puntata in cui sono emersi sul primo canale della televisione nazionale tutti i luoghi comuni di chi vede «da fuori» l’autonomia speciale: siamo dei privilegiati e ci teniamo i soldi sotto il giaciglio di paglia nelle baite, quando invece nelle altre regioni sono allo stremo. Privilegiati, egoisti, gente strana con quei cognomi tedeschi (in collegamento da Bolzano c’era il presidente altoatesino Arno Kompatscher, che ha cercato di ribattere al fuoco di fila delle accuse ma ne è uscito malconcio): ecco il ritratto di chi vive da queste parti.
Onestamente, un attacco senza capo né coda. Senza alcun fondamento basato sui numeri e sulla realtà, ad iniziare dal fatto che - tra gettito e spesa - lo Stato incassa più di quanto fa «tornare» al Trentino e all’Alto Adige. Da notare che nessuno ha accusato i governi locali di lavorare male o di sprecare i soldi, anzi più volte è emerso che i talenti vengono utilizzati mediamente bene e le cose funzionano.
Ma giù con gli attacchi a casaccio. Senza arrivare a fare un passo in più: nessuno a «Porta a porta» arriva a pensare che il modello dell’autonomia possa essere esportato (in misura minore) anche alle altre regioni, con una progressiva assunzione di responsabilità. Molto meglio accusare il Trentino di essere una terra di privilegiati, dove distruggere anche le politiche che funzionano, piuttosto che chiamare le altre regioni a governare meglio. Lamentarsi fa comodo a tutti, cercare di capire perché qui il «sistema» regge meglio di altri alla congiuntura internazione può costare fatica.
La guerra è partita, ancora una volta. Il Trentino e l’Alto Adige - ad iniziare dai politici - devono essere sempre più virtuosi e fare da «modello». In difesa di chi l’autonomia la conosce solo per sentito dire.