“Mamma scusa, ma tu quanto guardagni al giorno? E papà?”. Eccola lì la domanda trabochetto che mi arriva tra capo e collo mentre sono intenta a lavare l’insalata. Considerato che a pronunciarla è mio figlio più grande, solitamente il meno curioso e meno interessato allo shopping, la domanda inizialmente mi lascia sconcertata e la prima reazione è: “Perché ti interessa?”.

Ecco allora che scopro che tra bambini di soldi parlano, eccome se parlano. Mi racconta che il suo amichetto gli ha detto che il suo papà guardagna 3.500 euro al giorno. Considerato che non credo che nessuno dei nostri amici guadagni tanto (ovviamente pronta a smentire nel caso qualcuno si facesse avanti), capisco che è ora di fare due chiacchiere sul rapporto lavoro-soldi. Prima cosa che voglio chiarire con lui, nel caso il concetto non gli fosse ancora chiaro (e infatti non lo era), è che la bellezza e l’importanza di un lavoro non va valutata in base ai soldi che uno guadagna. E così cerco di spiegargli alcune variabili.

E poi cosa vuol dire «guadagno»? Cerco di fargli capire che un lavoro vale anche per le soddisfazioni che può darti, per l’importanza sociale che ha, per il tempo libero che ti può lasciare, per i viaggi che ti permette di fare, le persone che ti permette di incontrare, le passioni che ti consente di approfondire e mille altre cose. Dipende dalle priorità che uno ha nella vita. Ridurlo a quanto guadagni è un qualcosa di assolutamente banale. Non so se abbia capito o meno. Anzi sono certa che prima poi tornerà alla carica. L’argomento non è ancora esaurito. Senza cifre, ai bambini come spesso anche ai grandi, sembrano mancare le certezze. Purtroppo. Vali per quanto guadagni. No caro figlio mio, non è proprio così.