«Gesù bambino, liberaci dalle tante paure»
Se dovessimo scrivere una lettera per fare la graduatoria dei regali che vorremmo trovare sotto l'albero, si potrebbe cominciare così: «Caro Gesù Bambino, ti prego di allontanare da me la paura». La gente ha paura ma non sa come fare a liberarsene, ha paura perché non ci sono certezze, perché il mondo funziona alla rovescia, perché l'umanità sembra impazzita. Ha perfino paura della paura. A chi rivolgersi per scrollarsela di dosso, per sostituirla con la speranza, per godere di qualche periodo di tranquillità, di calma e di sollievo? Per intravvedere squarci di sereno? Che fare per liberarsene, se non ci sono garanzie di poter vivere una vita normale?
Visto che i termini stranieri vanno tanto di moda, adottiamone uno: si registra una «escalation» di cose negative, quelle che turbano il sonno non solo se ti toccano in prima persona, ma anche se avvengono più lontano, talmente enormi da far gelare il sangue, da far dire la cosa più sbagliata e cioè che l'uomo è ormai diventato feroce come una bestia. Ma quando mai le bestie sono coscientemente feroci, con la volontà di fare il male dei propri simili, con la premeditazione di danneggiare gli altri?
Non che la storia non sia ricca di episodi nefasti, non che certi periodi non siano stati più decadenti di altri, ma quello attuale pare si stia avvicinando al record. A meno che non appaia così fosco perché lo stiamo vivendo, il che ovviamente è diverso dal venirne a conoscenza indirettamente, sui libri e dalle tradizioni orali. Tuttavia questo è un tempo che non ci piace.
Domina la paura. Paura di perdere il lavoro o di non trovarlo, paura di non arrivare alla fine del mese, paura per il futuro dei figli, paura di tornare a casa e di trovarla sottosopra dopo la visita dei ladri, paura delle maldicenze, paura di dire quel che si pensa perché potrebbe costare l'esclusione dal giro. Sono ormai paure casalinghe, non occorre andare troppo lontani per provarle, ci sono nelle metropoli ma anche nei paesi e nelle piccole città di provincia dove una volta non era necessario chiudere la porta a chiave, dove era naturale dare una mano, dove non si era costretti a guardare in giro con sospetto. Paura che succeda a te ciò che prima si credeva potesse succedere soltanto agli altri. E invece la globalizzazione non risparmia nessun posto. Così la mafia e la camorra e la ?ndrangheta non agiscono più dentro confini propri, ma si sono espanse ovunque, hanno trovato campo fertile dappertutto. Così il terrorismo ha reclutato adepti ovunque e colpisce a sorpresa ovunque. Così il malaffare non si rinchiude dentro certi confini da sempre terreno d'incubazione, ma serpeggia fra gli insospettabili, diventa regola e si mimetizza dentro ambienti apparentemente degni di fiducia.
Nel corso degli anni abbiamo perso l'ingenuità che faceva credere a Babbo Natale, ma avevamo continuato a godere durante le feste di un'atmosfera intima, particolare, di una pausa di serenità che faceva credere di essere tutti più buoni. Ma purtroppo non è vero, non lo siamo, e in più abbiamo paura. Allora perché non provare a tornare bambini e a scrivergli due righe come una volta? «Caro Gesù Bambino, ti prego di far tornare la pace, di fare in modo che io non debba più vedere gli occhi terrorizzati di chi viene ucciso con ferocia magari in nome di un Dio che non ne può più di essere tirato in ballo, di far tornare il sorriso sulla bocca dei miei genitori che vedo troppo spesso tristi e stanchi quando tornano a casa dopo giornate di lotta per difendere il posto di lavoro, di far vincere la giustizia, di non farci diventare tutti cattivi. E per l'anno prossimo spero di poterti chiedere in regalo una bicicletta».
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