Expo, ecco le vere eccellenze trentine
Con Expo 2015 il Trentino ha un’occasione straordinaria per promuovere le proprie eccellenze alimentari a livello mondiale. Dopo il broccolo gigante di Torbole, che ha dimostrato straordinarie proprietà organolettiche tanto che l’alleanza di centrosinistra ha deciso di candidarlo alle comunali, un po’ tutti i nostri prodotti si stanno lucidando i muscoli per la fiera internazionale. Ecco i principali. Il Marzeroldego, un vino realizzato in un laboratorio segreto, che si ottiene dall’unione di due vini autoctoni di cui però nessuno conosce i nomi. La mortandela, da sempre ritenuta poco vitale forse per via del nome, in realtà è piena di energia.
Costantemente monitorata da un braccialetto che ne rileva gli spostamenti, attraverso un faticoso lavoro diplomatico la mortandela è stata inserita in un ampio progetto di ripopolamento insieme agli Orsi, ai marroni di Castione e alla ciuiga di cammello, che quando la affetti fa le gobbe. A dire il vero l’insaccato di cammello non è propriamente un prodotto trentino ma è questione di tempo. Dubbi sulla presenza del latte in barrique invecchiato cinque anni, perché il forte aroma di calzettone da sci ne ha sempre reso difficile il commercio. Grande successo per lo smacafam rivalutato anche dal senatore Panizza che, evocato da Caterina Dominici in una seduta spiritica attorno al tavolo pieno di bottiglie di parampampoli, avrebbe suggerito di puntare sul modello pangermanista a lui caro, proponendo di suddividere lo smacafam in Länder e con l’occasione restituire Bressanone alla Mittelaustria, il brobrusà alla Mitteleuropa e Folgaria ai Mittelpergher.
Le prugne di Dro si mantengono bene nell’immaginario collettivo degli stitici, mentre il salmerino, dichiarato patrimonio dell’umidità, è stato coinvolto in un progetto di legge che prevede per lui un contratto come direttore artistico al Centro S. Chiara. Purtroppo però c’è anche chi non ce l’ha fatta: gli asparagi. I nostri asparagi non sono stati accettati all’Expo per un problema di packaging: avvolti in gruppi da dieci e allacciati da un nastro adesivo nero, sono stati scambiati per dei candelotti di dinamite e rispediti a Zambana.