Sentire bene, per sentirsi bene
Quando il vicino di casa o un famigliare si lamenta del volume troppo alto della nostra televisione e a noi non sembra così, non limitiamoci a negare, consideriamolo piuttosto un possibile segnale di una riduzione del nostro udito. Un problema che, secondo l’Osservatorio per la Salute della Provincia autonoma di Trento, colpisce un terzo dei trentini che hanno più di 65 anni e la metà degli over 74.
La ridotta sensibilità uditiva non è una malattia, ma Ë un segno fisiologico dell'invecchiamento che non va sottovalutato. Ammettere il problema, condividerlo con le persone più vicine e, se necessario, rivolgersi ad un medico evita, infatti, ripercussioni negative sulla qualità della vita fisica, emotiva e sociale. “La riduzione dell’udito - spiega il dottor Silvano Prosser dell’Università di Ferrara – si avverte come la necessità di sentire più forte, ma soprattutto più chiaro. Chi è sordo sente in modo molto confuso la gran parte dei suoni del linguaggio”. Per molti però il problema non è facile da accettare. “Ci troviamo di fronte ad un pregiudizio che deriva dal passato, che associa erroneamente la sordità a problemi psichici o cognitivi”, afferma il dottor Prosser. “C’è poi il fattore estetico: gli stilisti di moda hanno reso gli occhiali oggetti di tendenza da indossare addirittura anche quando non si hanno problemi di vista; così non è stato per gli apparecchi acustici che per molto tempo oltre ad essere molto visibili, erano anche poco piacevoli. Oggi lo sviluppo tecnologico ha reso possibile realizzare modelli, non solo avanzati nel funzionamento, ma anche di piccolissime dimensioni”.
Quando una persona sospetta di avere un problema all’udito si deve rivolgere ad uno specialista per la diagnosi e la prescrizione della protesi, e ad un tecnico audio-protesista per la scelta e la regolazione. Se la persona decide di non fare nulla rischia di compromettere le relazioni e di aggravare gli effetti dell’isolamento. Ciò vale soprattutto nell’anziano, quando la sordità sommandosi ad altre patologie, rende difficoltosa la comunicazione e riduce l’autosufficienza. Per tali motivi si ritiene che oltre gli 80 anni, sia conveniente usare una protesi acustica anche con perdite uditive relativamente lievi, attorno al 35%. In tal modo oltre a migliorare la comprensione del parlato, si crea un “aggancio” continuativo col mondo dei suoni, ad esempio sentire il cane che abbaia, la macchina che arriva o la porta che sbatte, evitando così che la sordità sia una causa di esclusione.
UDITO: Alcuni stratagemmi
Oltre ad indossare quando necessario l’apparecchio acustico, esistono alcuni semplici accorgimenti che possono aiutare le persone che hanno problemi di udito a superare le difficoltà quotidiane. “Innanzitutto– suggerisce il dottor Prosser - non si deve provare imbarazzo a chiedere alla persona con cui si sta parlando di ripetere alzando la voce o scandendo le parole.
Chi ha problemi di udito in un luogo rumoroso - ad esempio un ristorante dove in tanti parlano contemporaneamente - può sentirsi confuso e escluso; per evitarlo è utile focalizzare l’attenzione su uno solo dei presenti, osservare i movimenti della sua bocca per “poter leggere il labiale”. Anche chi parla ad una persona con problemi di udito può avere delle accortezze, come parlare un pochino più forte senza urlare, scandito, lentamente e guardando in viso in modo che chi ascolta abbia il tempo per elaborare ciò che sente. I famigliari e gli amici possono aiutare anche a superare la resistenza “psicologica” e affiancare il proprio caro nell’applicazione della protesi sull’orecchio dimostrando che è un’operazione semplice.