Week end grandi firme, ecco cinque spunti

Week end grandi firme, ecco cinque spunti

di Luca Perenzoni

 

  1. Vonn risponde a Shiffrin con un tris da 70 vittorie. Il duello generazionale è lanciato
  2.  A proposito, Hirscher ha capito di dover tenere a bada quel volpone di Svindal
  3. Wierer - Sanfilippo - Wierer: sinfonia azzurra! Che «garra», Dorothea...
  4. Italfondo: pattinatori cercasi.
  5. Va bene tutto, ma una Norvegia così è ingiocabile. Complimenti per l’organizzazione, ma gli altri?


Nel suo regno personale, Lindsey Vonn si è regalata il fine settimana perfetto per raggiungere quota 70 successi in Coppa del Mondo; tre perle infilate nella collana per portare a 18 le vittorie sulle nevi canadesi di Lake Louise, oltre un quarto del totale. Va bene, da quelle parti la Kildow (il cognome da nubile, prima del matrimonio poi naufragato con Thomas Vonn) è di fatto imbattibile, ma la tripletta dell’Alberta fa suonare le trombe per dare il vero lancio ad una stagione che si promette di fuoco, con quello che pare a tutti gli effetti un confronto generazionale a stelle e strisce, tra la più vincente di sempre e quella che, alla lunga, potrebbe anche insediarne il ruolo, tra un decennio o giù di lì.

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Lindsey Vonn e Mikaela Shiffrin sono già lassù in vetta alla graduatoria, divise solo da 4 punti, considerando anche i 16 raccolti dalla ventenne nel debutto in superG. Lo si è già detto, lo si dirà ancora: quel centone dilapidato nell’ultima porta del gigante di Aspen potrebbero rivelarsi pesantissimi a marzo.

Sette gare sono troppo poche per limitare il discorso al duello? Sì, forse sì. Ma perché non sia davvero così, le altre - Lara Gut in testa - devono fare qualcosa di più: considerato il livello della velocità in rosa, non possono permettersi di scendere dal podio. Mai.


 

E duello tra campioni diversi è anche al maschile: le tre vittorie di Svindal tra Lake Louise e Beaver Creek hanno messo un po’ di paura addosso ad Hirscher che ha prontamente risposto con un back to back tra superg e gigante. Certo, con l’aiutino della dea bendata, concretizzatasi nella nevicata del sabato e negli errori di Ligety, Fanara, Pinturault e fintanto Luitz domenica. Ma la fortuna, si sa, aiuta gli audaci e di certo Marcellino non si è risparmiato, nelle due giornate. Il favorito per il coppone resta il furetto di Annaberg, ma Svindal, con quel sorriso sornione ed i modi da galantuomo, rischia di tenerlo sulla corda fino all’ultimo. Intanto per non lasciare nulla al caso, Hirscher ha iniziato il pressing sul direttore della Coppa del Mondo Markus Waldner per il recupero dello slalom cancellato a Levi e per ora non rimesso in calendario.

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In casa Italia il secondo fine settimana nordamericano non ha regalato podi, ma una serie di quarti posti (Nadia Fanchini, Mattia Casse, Hanna Schnarf) e di buone prestazioni, su tutte quella di Riccardo Tonetti nel gigante di ieri. Il bolzanino è altro esemplare di maturazione tardiva all’italiana, ma nelle due manche di Beaver ha messo in campo una determinazione da top skier. Bene ma non benissimo i due trentini: Luca De Aliprandini con il 13imo posto si ripresenta tra i migliori dopo l’infortunio, ma può fare già ora di meglio. Andrea Ballerin invece ha portato a casa altri 6 punti, bottino tutt’altro da disprezzare, ma considerata la prima manche, il gruzzoletto poteva essere anche maggiore, per poter così mantenere il pettorale top 30.


 

Intanto ad Oestersund l’Italia del biathlon ha fatto l’abbonamento al podio ed è ipoteticamente lanciata a pareggiare quel record di 4 podi consecutivi colto da Nathalie Santer nel 1993. Per farlo serve un’intera squadra, ma il ritorno al successo con Dorothea Wierer (16 anni dopo la solita Santer) ed il triplo podio completato da Federica Sanfilippo e dalla stessa Wierer restituiscono un gruppo mai così forte, ancor più alla luce dei segnali di ripresa di Karin Oberhofer e del potenziale della giovane Lisa Vittozzi.

Con una vittoria ed un secondo posto, Wierer ha posto le basi per una stagione davvero di alto profilo. «La condizione deve ancora crescere» dice lei. Speriamo: di certo in questi mesi ha messo ancor più cattiveria e determinazione nel proprio serbatoio. Su altre latitudini, si parlerebbe di «garra», davvero.

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Dorothea chiude la prima tappa al secondo posto nella generale: ci sarà da divertirsi, davvero.

E chi ha potuto seguire queste giornate di gara, ha forse capito perchè il biathlon tira così tanto: imprevedibilità e colpi di scena a ripetizione. Almeno al femminile, per ora, perché dall’altra parte, Martin Fourcade è davvero troppo forte sugli sci.

Fa un certo effetto vedere una staffetta italiana dare filo da torcere e tre team norvegesi in classico per poi soffrire in tecnica libera. Quasi una rivoluzione tecnico-geografica.

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Un Pellegrino sorprendente ed un Nöckler robusto, consentono il lusso di rinunciare a De Fabiani, abbastanza convincente anche con gli sci aperti seppur non quanto in classico. Ma questa Italia va molto meglio nel passo alternato, con il solo Clara a questo punto con le stigmate del pattinatore doc. Possibile? Pare proprio di sì ed il vero campanello d’allarme è che dietro, tra i giovani, si faticano a vedere ricambi in tecnica libera. Il quartetto per ora c’è (Pellegrino e De Fabiani sono di fatto interscambiabili), ma urge recuperare il vero Rollo Clara.

E se fino ad oggi l’abbiamo chiamato sci nordico, forse varrebbe la pena ribattezzarlo in sci norvegese. Tre staffette vichinghe sul podio sono il termometro di una superiorità tecnico-organizzativa-economica spaventosa che pur esaltando il sistema Norvegia, dall’altra penalizza e limita il panorama complessivo del fondo. Preoccupante soprattutto che tutti gli altri, a parte De Fabiani in classico, non riescano a tenere il ritmo dei vichinghi. C’è da pensare.

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A livello individuale, stando a quanto visto sin qui, i giochi sembrerebbero già fatti per Sundby e Johaug.

Restando a Lillehammer, va registrata la difficoltà ormai cronica dei saltatori di decollare: ancora il vento ha compromesso un fine settimana risultato ben poco indicativo e avaro di soddisfazioni per Bresadola e Colloredo. Sul fronte della combinata, buoni segnali per Lukas Runggaldier, meno per Pittin: c’è ancora da lavorare per la truppa di Paolo Bernardi.

Detto questo, appuntamento al prossimo fine settimana. Ah, non scordiamoci che finalmente tocca anche a Sabo Gross e a Devil Deville. Era ora.

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