Istantanea delle trattative in corso alla COP21

Istantanea delle trattative in corso alla COP21

di Eliseo Antonini

Le ormai numerose conferenze sul clima hanno, è arcinoto, la seguente reputazione: la comunitá scientifica internazionale prepara corposi, ma soprattutto allarmanti, rapporti (siamo giá al quinto) sui cambiamenti climatici.
Le organizzazione non governative (NGOs) preparano ulteriori rapporti e documenti che sono ancora piú allarmanti. I delegati nella trattativa burocratica, radunati in stanze ricolme di faldoni, di computers e tablets, prendono la parola sul paragrafo 25, articolo 3(a) a pagina 20.

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I capi di stato di di governo sono volati a Parigi nei giorni di apertura della conferenza per accapparrarsi i crediti inn vista di un accordo ambizioso, ma che ad oggi (10.12) ancora non prevede meccanismi vincolanti per legge e per tutti e che non ha le sufficienti risorse finanziarie per sostenere gli impegni annunciati.

Corrisponde al vero che, prima dell’avvio dei lavori a Parigi, circa 150 paesi hanno presentato il loro piano di azione (INDCs) che prevede azioni (sulla carta) per ridurre l’impatto delle loro economie sul clima. Messe insieme le varie proposte tracciano però una traiettoria che va ben oltre il limite dei 2 gradi centrigradi.

Questa buona volontà quindi dei 150 paesi delineata nei loro INDCs non è, per il gruppo di paesi (ACP Alliance), che insistono per inserire il limite dei 1,5 gradi centrigradi, più sul tavolo della mediazione.
La Cina (10 Gt/2014), per esempio, prevede nel suo piano di raggiungere il suo picco di emissioni nel 2030 con l’impegno a fare il proprio meglio per ridurle il prima possibile.

Il testo uscito ieri (9.12) contiene ancora 200 parentesi e 48 diverse opzioni e i punti chiave ancora assai contrastanti (per esempio Loss e Damage, Finance, prezzo del carbonio) sono tutti da risolvere.

Lo stesso testo, per esempio, ha tralasciato un importante capitolo che era presente nella sua versione precedente: si tratta della parte dedicata alle emissioni derivanti dal trasporto internazionale (20). È sparito benché il livello attuale di emissioni del trasposto aereo (5% delle emissioni globali) e navale (3%) sia uguale a quello della Germania e Regno Unito messi insieme. Il trend di emissioni nei trasporti è in forte crescita.

DISINVESTIRE E LE TECNOLOGIE

Per molti paesi e organizzazioni finanziarie ed economiche (pubbliche e private), i loro fondi pensioni e fondi di investimento sono ancorati, in termini di rendita annua, massicciamente nelle risorse fossili. Disinvestire vuol dire trovare altri «solidi» investimenti. L’accordo potrebbe fornire piú certezze agli investitori e facilitare così anche la transizione finanziaria verso forme di energia pulita.

Infine, ma non per importanza, è il tema delle tecnologie e in particolare la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CSS). Gli americani, non sono i soli però, sostengono che il problema non sono i combustibili fossili, ma le loro emissioni. Catturare e stoccare il carbonio potrebbe quindi aiutare il clima. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) assegna un ruolo importante alla tecnologia CSS nel prossimo futuro. Anche il WWF (sezione tedesca) appoggia questa tecnologia dicendo che é una possibilità da non lasciare cadere nel vuoto.

Hermann Scheer (1945-2010, l’ideatore della rivoluzione ecologica istituzionale in Germania) sostiene all’opposto che questa tecnologia è solo un paravento di facciata per rallentare la transizione energetica. Il Segretario di Stato americano, John F. Kerry, ha detto chiaramente ieri che il clima é una questione energetica e quindi é una questione politica. Il testo adesso è nelle mani dei ministri al governo politico di 196 nazioni di questa terra.

Nnimmo Bassey, (HOMEF.org, Nigeria), nella conferenza stampa odierna (10.12) ha detto chiaramente: «Il mio paese è devastato dalle operazioni di estrazione e prima lavorazione del petrolio. L’accordo per salvare il clima del nostro pianeta deve e può solo passare dalla rinunzia alla estrazione delle fondi fossili, altrimenti l’obiettivo dei 2 gradi centrigradi non è per niente fattibile».

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Nnimmo Bassey – Osservatore alla COP21 dalla Nigeria alla conferenza stampa di ieri (10.12). «Per il bene del nostro clima dobbiamo abbandonare i combustibili fossili».

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