Autosufficienza energetica e rinnovabili interne. Alla trentina
Autosufficienza energetica e rinnovabili interne. Alla trentina
La Provincia Autonoma di Trento attraverso una recente legge (n.19 del 2013, Valutazione d’impatto ambientale), ha inserito nella propria legislazione il concetto di «autosufficienza energetica» senza però definirlo bene (Art. 2 Definizioni), in termini chiari ed inequivocabili.
Si scrive che la Provincia definisce specifici obiettivi per «raggiungere l’autosufficienza energetica entro il 2050, puntando sul contributo delle fonti rinnovabili interne» (art. 23 comma 3).
Autosufficienza energetica entro il 2050 (tra circa 34 anni) deve, suppongo, intendersi nella sua completa segmentazione: energia elettrica, termica e per i trasporti. Ora, come ricordato in molte occasioni da questo blog, in Trentino la produzione elettrica è da considerarsi già al 100% verde. Non è verde (circa 80%) invece la produzione di calore o energia termica (riscaldamento e di processo) e tanto meno lo è l’energia (carburanti) per i trasporti (diesel, benzina verde, metano e GPL).
Che cosa invece vuol dire «fonti rinnovabili interne»? Vuol dire tutte le energie rinnovabili che si producono entro i confini della provincia di Trento? Se è così, va escluso del conteggio tutto il metano, il gasolio, la benzina, il GPL, anche il pellet extra-regionale (la maggior parte che proviene da Canada, Usa, Austria, Ucraina etc.). Ma non solo, anche molta legna da ardere deve essere esclusa poiché proviene dal Veneto e Lombardia, della Croazia, della Slovenia, dalla Lituania e dalla Romania. E anche molto cippato che viene dal Veneto, dalla provincia di Bolzano e anche dall’Austria.
Quindi a Borghetto, a Egna/Ora, in Valsugana e anche al Passo del Tonale, per citare alcuni dei luoghi di ingresso in Trentino, si devono gioco forza mettere dei controlli per evitare l’immissione sul mercato trentino di questi combustibili considerati rinnovabili, ma che non sono, come dice la legge, «interni».
Autosufficienza energetica vuol dire alternativamente: 1) autoprodursi il gasolio, la benzina, il metano per il riscaldamento e per la trazione e anche il GPL oppure 2) ridurre a zero il loro fabbisogno rendendo efficienti, molto efficienti - per esempio - gli edifici. Inoltre, vuol dire autoprodursi il carburante per la mobilità che non siano però diesel o benzina, metano o GPL, tutti climalteranti.
Una via parziale, parzialissima, potrebbe essere produrre biometano da discarica e/o dalla gestione dei reflui zootecnici. Ma c’è un piano? E poi basta per tutti il biometano prodotto dell’impianto di Cadino? No di certo! Un’altra via è una completa trasformazione verso la mobilità elettrica considerato che in Trentino la produzione di energia elettrica verde (idroelettrica) è superiore al consumo interno (circa 1.300 GWh/2013). Assistiamo invece ad un forte aumento in provincia di Trento delle macchine alimentate a diesel (+185.000 mezzi, + 58% dal 2010 al 2013. (Fonte: APPA, Inventario delle emissioni - 2013, p. 97). Le macchine a metano sono passate da 3.300 a circa 6.500 unità nello stesso periodo. È un +100% ma su numeri assai esigui!
Lo ammetto, leggendo i documenti ufficiali della Provincia, non ho ancora capito che cosa si potrebbe fare di concreto e con scadenze puntali per realizzare i propositi del legislatore. Ma, lo dico apertamente, sarei piuttosto curioso di saperlo nel dettaglio. Perché autosufficienza energetica e rinnovabili interne sono due belle sfide che in Trentino sono addirittura imposta dalla legge!
Io penso che quando si scrive una legge in cui si richiamano dei concetti ampi (es. autosufficienza energetica, rinnovabili interne) è bene fin da subito, nella medesima legge, definirli in modo concreto e chiaro. Ma chi ha scritto o anche chi ha approvato la legge 19/2013 con il proprio voto favorevole avrà sicuramente la gentilezza di replicare al sottoscritto per fare chiarezza. A scanso di equivoci.