Olio di palma e salute: eccessive incriminazioni o reale pericolo?
Olio di palma e salute: eccessive incriminazioni o reale pericolo?
Nella prima parte dell’articolo è stato presentato il dibattito riguardante l’utilizzo dell’olio di palma ed il suo impatto a livello ambientale. Non solo l’ambiente, ma anche i suoi effetti sulla salute sono tutt’ora nell’occhio del ciclone.
Le informazioni assimilabili dal web o dagli articoli spesso generano confusione in quanto non si fa in tempo a finire di leggere la pubblicazione di uno studio scientifico che ne esce un altro in cui, puntualmente, si afferma il contrario.
Una così vasta eterogeneità delle informazioni spesso sorge a causa del conflitto di interessi che manipola il parere e l’opinione di alcuni medici e nutrizionisti, coinvolti nella consulenza per aziende alimentari.
E’ molto noto lo scandalo che riguarda il Dottor Eugenio Del Toma, il quale promuoveva l’utilizzo dell’olio di palma, fino a che non emersero i contratti di consulenza che aveva stipulato con diverse aziende produttrici di biscotti. In ogni caso, nel groviglio di idee e pareri, gli specialisti non smettono di promuovere uno stile di vita sano ed attivo, senza assolvere né condannare l’olio di palma come singolo ingrediente. Laura Rossi, ricercatrice presso il Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Cra-NUT di Roma), ricorda riferendosi agli acidi grassi saturi: «[...] Che queste sostanze vadano consumate in modo limitato nella nostra alimentazione, perché altrimenti fanno ammalare le nostre arterie, [...] ma l’olio di palma non dovrebbe essere demonizzato in quanto tale. [...]». In sostanza non è l’olio di palma in sé a fare male, bensì il mix di ingredienti che compone un dato alimento e che porta a eccedere le quantità giornaliere raccomandate per quei nutrienti, come zuccheri e grassi, che un occhio di riguardo sì, lo meriterebbero.
Effettivamente l’olio di palma è ricco di acidi grassi saturi (50% in contenuto), quelli dannosi per il cuore e i vasi sanguigni per intenderci, ma il burro, che tutti noi utilizziamo comunemente a colazione, non ha nulla da invidiargli dato che ne è costituito per ben il 51%.
Inoltre, come ricorda la professoressa Elena Fattore, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri»: «[...]Occorre insomma fare attenzione nel dire che un olio è migliore di un altro. Non dimentichiamo che i grassi vegetali idrogenati vennero impiegati in sostituzione di quelli animali, perché si disse che erano dannosi, per scoprire poi che erano addirittura peggiori. Non bisognerebbe fare crociate ideologiche senza sufficienti evidenze scientifiche[...]».
Insomma, olio di palma ormai è moda: blog, programmi televisivi e quotidiani ci rimpinzano ogni giorno con notizie, anche abbastanza contrastanti tra di loro e tutte, a quanto pare, supportate da «recenti studi scientifici». In questo mare di scandali, accuse e boicottaggi bisogna cercare di non perdere di vista la coerenza ed il senso critico perché, alla fine, ad avere risvolti sulla nostra salute, su quella dell’ambiente e sulle condizioni delle altre popolazioni non è solo l’olio di palma.
Dunque, è importante non farsi influenzare negativamente dalle troppe accuse, lanciate senza alcun fondamento scientifico, e dalle molte, troppe, petizioni che rincorrono obiettivi utopici. Eliminare totalmente l’olio di palma dalla dieta non ridurrebbe il disboscamento che è in atto perché probabilmente sopraggiungerebbero altre culture ad incentivare tale fenomeno. Allo stesso modo non si porterebbe a una riduzione dei gas serra, perché gli impianti tecnologicamente arretrati verrebbero impiegati per la lavorazione di altri prodotti.
Inoltre, con tutto questo accanimento sull’olio di palma, si rischia di perdere di vista le numerosissime altre problematiche ambientali che noi stessi causiamo quotidianamente con le nostre scelte alimentari, di acquisto e di comportamento. Cosa dire delle preoccupanti quantità di sostanze chimiche che ogni giorno sono riversate in mare e che stanno avvelenando gli oceani, ce ne siamo forse dimenticati? E del disboscamento che sta subendo la foresta Amazzonica per la produzione di legname, ce ne siamo dimenticati? Del rilascio, spesso abusivo, delle sostanze tossiche da parte degli allevamenti intensivi che stanno acidificando e portando alla desertificazione del terreno, ce ne siamo dimenticati? In conclusione, la questione olio di palma non deve predominare per importanza e non deve distogliere l’attenzione da tutti gli altri fenomeni che stanno deteriorando il nostro pianeta.
Anziché lamentarsi su quanto faccia male alla salute e all’ambiente l’olio di palma sarebbe più utile e produttivo domandarsi come minimizzare i danni delle coltivazioni. E sicuramente la risposta non sta nell’«eliminarlo da ogni alimento, eliminando le piantagioni». Un maggiore utilizzo di olio di palma certifica to RSPO, prodotto in maniera sostenibile, l’utilizzo di impianti tecnologicamente più evoluti per diminuire il rilascio dei gas serra, attuare controlli più severi e regolari per andare incontro alle popolazioni autoctone e ai coltivatori: questi sono solo alcuni esempi delle tante iniziative concretamente attuabili e a cui dovrebbe essere dato un maggior rilievo per dare una reale svolta a questa faccenda.
Elena Klaic