Schwazer (ri-)marcia verso Rio. E se Totti...
Schwazer (ri-)marcia verso Rio. E se Totti...
Ragazzi, non se ne esce.
Ci ha provato persino Federica Pellegrini, ma la sua (stra-meritata, a prescindere dalle accuse di antipatia che accompagnano ogni star) nomina a portabandiere olimpica ha saputo distrarre solo per poche ore l’attenzione sul vero tormentone di questa primavera italica: l’affaire Schwazer.
In chiusura di aprile la lunga squalifica del marciatore di Calice (45 mesi) si è conclusa e già domenica il trentunenne altoatesino potrà tornare a gareggiare. Due settimane che hanno scatenato polemiche, dibattiti, accuse e difese: sui social media Tamberi prima e Galvan poi non l’hanno di certo toccata piano, andandoci giù pesante; Straneo e altre poi sono tornate sull’argomento con toni più pacati ma altrettanto fermi.
Di certo, la possibilità di Alex Schwazer di tornare nel circo passando dal portone principale di una Coppa del Mondo di marcia, peraltro sulle strade romane, rappresenta un amplificatore d’eccezione ma forse non si tratta solo di coincidenze.
Intanto, tra giustizialisti e non, la bagarre è lanciata ed il timore è che possa trascinarsi anche oltre la primavera: giusto per tirare le fila del discorso vale la pena ricordare come Schwazer sia stato «pizzicato» dall’antidoping alla vigilia dell’impegno olimpico di Londra, 4 anni or sono. Positività all’Epo e bufera sull’atleta e sull’atletica italiana: tra confessioni ballerine (che hanno finito per coinvolgere anche l’ex fidanzata Carolina Kostner), ritrattazioni e ricostruzioni si è arrivati dopo mesi al progetto di rinascita dell’atleta e soprattutto dell’uomo, travolto dallo scandalo e dai venti di tempesta successivi.
E un ruolo chiave l’ha avuto Sandro Donati, il tecnico-consulente che ha fatto della battaglia al doping il proprio vessillo, senza se e senza ma. Talvolta magari esagerando a sua volta nei toni, ma tant’è.
Proprio nel professor Donati (che negli anni ha già portato alle stampe due volumi che non nascondono tutte le pratiche poco lecite del secolo scorso) sta il fulcro del discorso, forse forse ancor più che su Schwazer.
La sua discesa in campo in sostegno di Alex ha di fatto cambiato le carte in tavola, favorendo la progressiva riabilitazione - almeno ufficiale - dell’altoatesino.
A voler malignare a tutti i costi, verrebbe quasi da pensare che più dell’integrità e della rispettabilità di Donati, a far cambiare il vento potrebbe essere stata la consapevolezza di come lo stesso Sandro sia a conoscenza di ogni singolo osso di ciascun scheletro di tutti gli armadi che arredano corridoi e stanze del Foro Italico. Ed uno come lui, si sa, se non si può proprio averlo come amico è quanto meno fondamentale non averlo per nemico, giusto?
Fatto sta che domenica Schwazer tornerà a marciare, lo farà alla grande e potrà così inaugurare nel migliore dei modi la sua terza carriera, dopo una prima trionfale (fino all’oro di Pechino) ed una seconda di sofferenze (le intenzioni di ritiro, la ripresa, la depressione che l’avrebbe condotto al doping, la positività): sarà una fenice e soprattutto probabilmente una delle maggiori carte da medaglie per l’Ital-atletica a Rio, quando dopo aver pagato pegno avrà - a mio modo di vedere - tutti i diritti per tornare a calcare il palcoscenico maggiore, come già tantissimi prima di lui. Soprattutto con Donati a certificarne l’attuale pulizia.
Ecco, l’appuntamento di Rio si avvicina sempre più: dopo questo fine settimana iridato speriamo di chiudere e lasciarci per un po’ alle spalle le polemiche sul doping che tra l’altro hanno contagiato anche il canottaggio. Intanto oggi scatta anche il Giro d’Italia che potrebbe iniziare a lanciare qualche candidato all’azzurro olimpico: noi intanto teniamo d’occhio Daniel Oss, Matteo Trentin, Moreno Moser ed il «deb» Iuri Filosi.
Applausi a scena aperta invece per Fede Pellegrini: la sua nomina ad alfiere del tricolore è ineccepibile, senza nulla togliere ad altre candidate parimenti meritevoli come Tania Cagnotto o altre.
Perché nessuna come la Pellegrini ha saputo negli anni vincere, esaltare, far discutere, soffrire: è uno dei pochi fenomeni - sportivi e mediatici - d’Italia ed il guidare la sfilata tricolore nella cerimonia d’apertura è il sacrosanto sigillo per una carriera da sogno.
Ed a proposito di fenomeni mediatici ci scappa una provocazione: e se a Rio, come fuori quota nella nazionale di calcio ci fosse posto per Francesco Totti?
Part-time alla Spalletti, parafulmine ma anche talismano per gli azzurrini, leader carismatico: potrebbe essere un riconoscimento per un campione d’altri tempi del calcio azzurro, dato per scontato che Conte, agli Europei, non lo chiamerà di certo. Varrebbe la pena farci un pensierino...