Se i nostri ragazzi dimenticano lo sport

Se i nostri ragazzi dimenticano lo sport

di Sandra Tafner

Lo sport è di tutti. Uno slogan importante in attesa dell'inizio dei Giochi di Rio, che può essere interpretato come affermazione o come auspicio. Lo sport sia di tutti, insomma, non quello olimpico ma alla portata di chiunque. La seconda versione è la più appropriata per i ragazzi italiani, visto che dagli 11 anni sono i più pigri d'Europa.

I bambini no, quelli si tuffano con piacere in piscina o calzano con entusiasmo gli sci, perché lo sport non è ancora una disciplina ma semplicemente un gioco. Poi, quando si dovrebbe cominciare a rispettare le regole, addio, meglio le lunghe sedute davanti a uno schermo o qualche giro in motorino (pur con molte apprezzabili eccezioni), l'adolescenza si vive così, con il rischio di non saper più cosa fare e di trovarsi a gestire annoiati troppo tempo libero. La fatica e l'impegno costante non hanno appeal soprattutto dopo i 14 anni. Da questa età per oltre un decennio uno su quattro diventa sedentario e se un interesse rimane ancora per qualche gara o partita o torneo, meglio goderseli comodamente sdraiati sul divano di casa o sulla sedia del bar. Le insistenze dei genitori sono ormai sbiadite dal tempo delle elementari e la scuola forse non dedica all'educazione fisica tutta l'attenzione che dovrebbe. Eppure proprio l'educazione fisica e l'attività motoria - vanno ripetendo i medici - sono uno strumento di prevenzione essenziale per molte future possibili malattie. I sedentari assoluti superano il 24 per cento nella fascia tra i 15 e i 24 anni, a fronte di una media europea del 7 per cento.

Troppa fatica ma anche una questione di cultura. Meglio sgranocchiare pacchetti di patatine davanti alla Tv che sudare sette camicie. Ma anche andando avanti con l'età le cose non migliorano, se è vero che 6 italiani su 10 non fanno sport. Diete sì, soprattutto quelle fai da te, quelle dall'effetto yo-yo, dimagrire in fretta e poi riprendere peso ogni volta con qualche etto in più. Il sovrappeso e il rischio obesità sono destinati a non restare soltanto un rischio, negli adulti ma pure nei ragazzi. E dire che gli elenchi degli effetti negativi che producono su cuore e cervello, oltre che sul sistema nervoso e sui processi di apprendimento, dovrebbero mettere in guardia. 

Ma la cosa invece non spaventa affatto. I medici dello sport tuttavia sono sempre più insistenti, tanto da chiedere al ministero della Salute di riconoscere la sedentarietà come una malattia. Anche un recente studio americano l'ha inserita nella lista dei fattori di rischio che possono incidere negativamente sull'aspettativa di vita. Come il fumo, l'alcol, la cattiva alimentazione.

Dove sono andate a finire le energie dei giovani? C'è da chiedersi perché l'attività fisica a un certo punto perda qualsiasi attrattiva, mentre sembra che basti proporre qualcosa di eccitante che solletichi l'adrenalina e le lusinghe del divano scompaiono, le energie tornano a esplodere. Altro che gite su un ripido sentiero di montagna spesso mal sopportate e anzi rifiutate. Meglio semmai esperienze spericolate che diano una scossa di paura e di piacere. Reazione psicologica garantita.  

Le Olimpiadi - che annunciano «lo sport è di tutti» - potrebbero essere una buona occasione per affrontare seriamente l'argomento. Per far capire che a certi livelli si arriva con la preparazione, con le rinunce, con la volontà. Ma anche per far capire che sport non necessariamente vuol dire agonismo e sfida e rincorsa ai primati. Può anche voler dire semplicemente scegliere di impiegare il tempo libero per divertirsi in maniera sana e stare in compagnia. Vuol dire essere solidali e leali e rispettosi degli altri, anche degli avversari. L'agonismo ci può stare, certo, però quello è un altro discorso. 

Ma è l'educazione sportiva di base che serve ai ragazzi annoiati. A quelli che consumano ore su una panchina a guardare per aria senza saper cosa fare, senza aver nulla da fare, magari nell'attesa rassegnata o indifferente di un lavoro che non c'è. Molte società e circoli e associazioni stanno offrendo l'occasione per attività ricreative e sportive. Più o meno quello che succedeva un tempo all'oratorio ma in un clima più laico, però sempre con l'obiettivo di dare motivazioni serie. Sport con finalità educative. Era così fin dai tempi di Omero, ma i ragazzi sulla panchina forse non sanno neppure chi sia.

sandra.tafner@gmail.com

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