No, i «negri» a Capalbio no!
No, i «negri» no. Non è roba per Capalbio
No, i «negri» no. Non è roba per Capalbio. Che c’azzeccano i «negri» con la spiaggia della gauche caviar? Con i salottini intellettuali, le mostre, i premi letterari, i talk in piazza, le terrazze vista mare? No, no, i «negri» vanno spediti da altre parti: casermoni, tendopoli, scuole dismesse, periferie degradate. Non certo nelle case e nei borghetti d’elezione della sinistra chic. In agosto, poi!
Come dare torto agli assidui frequentatori dell’esclusivissima località maremmana, da sempre meta obbligata della sinistra radical chic, che protestano indignati di fronte alla prospettiva di vedersi arrivare, e dover ospitare, una cinquantina di profughi? Sì, proprio quei profughi che in televisione vediamo arrivare su barconi di fortuna, dopo aver sfidato mari e deserti; quelli stessi profughi contro cui si scaglia quello zoticone di Salvini; quegli stessi profughi dei quali ci si riempie la bocca, purché ad accoglierli siano gli altri.
Ma a Capalbio, no, che diamine! Come spiega, in un’intervista al Corriere, Nicola Caracciolo, patrizio, ambientalista e storico frequentatore del borgo, dove tiene la villa di famiglia, Capalbio è un comune piccolo e fragile, e anche «poche decine di migranti possono trasformarsi in un grave problema».
Mandateli altrove, dunque, in qualche comune meno «piccolo e fragile».
E l’amministrazione comunale, targata Pd, si accoda alla protesta dei vip.
Forse è anche per cose come questa se la sinistra italiana è ridotta a quello che è: dai kashmir di Bertinotti alle barche di D’Alema, la lista è lunga.
Ops, che populisti!