Se anche le ruote provano a danzare
Se anche le ruoteprovano a danzare
Ci sono le danze della morte: come quella del kamikaze che si fa scoppiare andando incontro alla sposa in una festa nuziale in Turchia. Danze estreme, esplosive ed escludenti. Espropri erosivi delle vite altrui.
E c'è la danza inclusiva e liberatoria che Oriente Occidente propone nel prossimo settembre a Rovereto con il progetto «Moving beyond inclusion».
Si tratta di un progetto europeo che vorrebbe allargare all'Italia, dicono i promotori, «nuove prospettive di integrazione tra persone abili e diversamente abili».
Mettere in rete le tante esperienze che già intrecciano abilità disabilità diversabilità normalità e diversità nella dimensione "oltre" della danza e della musica: è l'obiettivo che dovrebbe tradursi nella stesura di una Carta di Rovereto che rilanci per il nostro Paese le migliori idee dei progetti internazionali che saranno presenti a Oriente Occidente.
È anche, come sempre, una questione di soldi: e difatti di politiche e finanziamenti per l'artista disabile parlerà Abid Hussein, direttore del britannico Diversity Arts Council, con Yvonne Schmidt dell'Università di Zurigo (progetto Disability on Stage). Le migliori esperienze europee saranno testimoniate dall'inglese Candoco Dance Company, dalla compagnia svedese Spinn (che presenterà anche lo spettacolo conclusivo la sera dell'11 settembre), dalla svizzera BewegGrund.
Ma al workshop roveretano si sono iscritti oltre ottanta artisti abili e disabili.
E le danzatrici e i danzatori che intrecciano oriente e occidente a Rovereto dimostreranno che anche una carrozzina, salvezza e prigione di chi non può camminare, può diventare straordinario strumento scenico, ruota magica, sfida alla forza di gravità e alla gravità dell'handicap. Un sorprendente tappeto volante, un acceleratore di particelle elementari di movimento.
Insomma, un bel modo per riproporre l'arte coreutica come luogo e spazio e tempo dell'inclusione: paradossalmente i movimenti sincopati, rallentati, frammentati, scomposti, di chi non è normalmente abile e mobile, possono rivelare il lato misterioso del nostro essere nel mondo.
Le nostre paure, i nostri blocchi, i nostri inciampi, le nostre mosse a vuoto, le nostre asimmetrie, le nostre fragilità.