Digiunare fa bene, ma per gradi
Digiunare fa bene, ma per gradi
Il titolo al mio intervento della scorsa settimana, «Digiuno, una terapia efficace per tutti», può aver tratto in inganno qualche lettore, perché ci sono alcune condizioni in cui non è assolutamente consigliabile praticare il digiuno, in particolar modo quando si stiano assumendo farmaci. Ad esempio non è bene per i diabetici o anche gli ipertesi.
Non è bene che decidano autonomamente di digiunare, perché è una pratica che se mal gestita può essere addirittura pericolosa.
Il digiuno di un giorno è un intervento che può essere praticato da un adulto sano, ma non è certo consigliabile per un bambino o un adolescente in crescita, mentre il digiuno di più giorni deve essere gestito sotto il controllo medico. Come sapete, in questi articoli intendo proporvi comportamenti salutari per tutti, da prendere come azioni preventive piuttosto che curative e non voglio certo sostituirmi ai vostri medici.
Ma cosa succede quando non mangiamo per almeno 18-20 ore?
I valori di glicemia si abbassano notevolmente, di conseguenza si abbassano i valori di insulina, i muscoli diventano più efficaci nel consumare i grassi e maggiormente sensibili all’azione dell’insulina, si riduce la produzione di colesterolo e trigliceridi, la pressione si abbassa ma come vi riferivo la scorsa settimana, il digiuno si è rivelato molto importante perché stimola l’organismo a smaltire quei «rifiuti cellulari» accumulati con un’alimentazione abbondante e a riparare e a «ringiovanire» tutti i suoi organi. In condizioni di ristrettezza energetica il nostro corpo si sbarazza delle cellule vecchie e le sostituisce con cellule nuove più efficienti.
Ci sono varie modalità di praticate il digiuno: quello occasionale, quello intermittente, che si effettua ogni 2-3 giorni, e quello prolungato, di 6-7 giorni consecutivi o più. Io consiglio il digiuno intermittente e, per preparare il fisico, suggerisco di affrontare il digiuno con gradualità, in modo che il fisico si «alleni» e si prepari un po’ alla volta, digiunando dapprima una volta ogni 15 giorni, poi successivamente, nel secondo mese, un giorno alla settimana, ed infine, dal terzo mese in poi, consiglio di digiunare per 2 giorni alla settimana, ad esempio il lunedì ed il giovedì, in maniera intermittente.
Per semplificare le cose, quando devo spiegare come funziona il digiuno ai miei pazienti, suggerisco loro di paragonarlo ad una gita in montagna piuttosto impegnativa. Se noi nel mese di maggio facciamo le prime escursioni in montagna, a giugno programmiamo una gita alla settimana e dal mese di luglio in poi riusciamo a fare anche due gite alla settimana, arriviamo al mese di settembre che riusciremo ad affrontare gite sempre più difficili e prolungate, perché ci siamo allenati gradualmente. Così funziona il digiuno intermittente.
Per immaginare gli effetti di un digiuno prolungato, pensate invece ad un soggetto, per niente allenato, che si trovi ad affrontare un’escursione in montagna della durata di una settimana. Probabilmente dopo sette giorni, il soggetto sarà esausto e molto provato, forse avrà fatto un’esperienza bellissima, ricca di bei panorami e di grandi emozioni, ma allo stesso tempo molto stancante e logorante.
Secondo il professor Valter Longo, uno dei nostri cervelli in fuga, tra i massimi esperti mondiali di longevità, 5 giorni di digiuno ogni 6 mesi avrebbero un grande effetto di ringiovanimento dei nostri organi.
Per digiuno non si intende l’assoluta mancanza di cibo, e c’è chi preferisce saltare il pranzo e chi invece la cena, questo dipende anche dai propri ritmi di lavoro e dalle proprie abitudini alimentari, ma per essere efficace il nostro corpo deve ricevere pochissime calorie per almeno 16-18 ore. Io consiglio di «saltare» il pasto serale, o meglio, a cena si può mangiare una coppetta di verdura cotta, tipo: spinaci, zucchine o finocchi, condita con un cucchiaio d’olio, a colazione del giorno seguente potete farvi uno yogurt non zuccherato o un estratto di verdura o semplicemente un the o una tisana o un caffè lungo, non zuccherati, per poi riprendere a mezzogiorno con un pranzo normale.
Qualcuno preferisce saltare colazione e pranzo, ma in questo caso il rischio è quello di arrivare troppo affamati a cena e di abbuffarsi, cosa che non sarebbe assolutamente consigliabile. Quando si digiuna è importante bere molto, almeno i «famosi» due litri di acqua al giorno, perché questa è una pratica che tende a disidratare. I nostri avi, che consigliavano un giorno di digiuno alla settimana, ci hanno dato, inconsapevolmente, una bella lezione di medicina preventiva.