Dignità al paesaggio, dignità alle persone
Dignità al paesaggio, dignità alle persone
Sporcizia, degrado, incuria. Ma anche povertà e marginalità. Il degrado ha molte facce, e spesso a quello urbanistico si accompagna quello sociale.
Anche per questo dare dignità al paesaggio, al territorio, allo spazio urbano che ci circonda significare dare dignità a chi in quello spazio vive o, meglio, sopravvive.
Un piccolo esempio. Trento Nord, via Maccani: una lunga arteria costellata di attività commerciali e artigianali, studi professionali e grandi magazzini. A dividere gli uni dagli altri, case. Quelle che un tempo si chiamavano «case popolari». E non solo.
Tra via Vittime delle Foibe e il compound postindustriale della Sloi c’è un piccolo campo, una terra di nessuno invasa, fino a qualche tempo fa, da alberi e arbusti quasi impenetrabili, e oggi «bonificata». Bonificata dalle piante ma non dalla sporcizia, che è dappertutto.
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Di lì, di solito, si passa in macchina, e magari con una certa fretta.
Ma se vi capita di passarci a piedi, diventa difficile non gettarvi uno sguardo. Che, per quanto distratto, vi restituisce un’immagine tutt’altro che idilliaca.
Ma proprio mentre sei lì che rimugini su quanto è trascurata la periferia, su quanto poco costerebbe dare una bella sistemata e ripulire tutto, mentre immagini un bel parco al posto di quella specie di discarica a cielo aperto, ti accorgi che lì, tra rifiuti, materassi abbandonati e bottiglie rotte, qualcosa si muove. Anzi, qualcuno.
E ti rendi conto che quell’ammasso di rifiuti può rappresentare qualcosa di prezioso. Ti rendi conto che dove tu vedi nient’altro che sudiciume, altri vedono risorse. Sì, perché quella coppia, piuttosto anziana a male in arnese, sta girovagando per il campo in cerca di qualcosa: legna. Pezzi di legno abbandonati, un po’ marci e ammuffiti, ma comunque ancora utilizzabili per riscaldarsi in queste fredde giornate di novembre, forse all’aperto, forse in qualche tugurio di lamiera nascosto nel labirinto avvelenato della Sloi.
Il vecchio gira per il campo e raccoglie qua e là pezzi di legno, la vecchia attende col suo malandato carrello della spesa, che non viene riempito al supermercato, ma ai margini di un campo invaso dall’immondizia.
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Poi proseguono, forse alla ricerca di un altro angolo da perlustrare, tra i pochi lasciati liberi dall’asfalto e dal cemento.