Nazisti e fascisti del terzo millennio
Nazisti e fascisti del terzo millennio
Carissimo nonno di Tommaso - scrivevano qualche anno fa i bambini della scuola elementare a S. Lorenzo in Banale - finalmente riusciamo a invitarti a scuola, ti aspettiamo con impazienza. Quel nonno si chiamava Settimo Bosetti e quando eravamo andati a intervistarlo stava seduto al tavolino e teneva in mano un piccolo quaderno con la cornice di iuta ritagliata dal suo cuscino macchiato di sangue, attaccati c’erano due nodi di filo spinato portati dal campo di concentramento nella Bassa Sassonia.
Sul quaderno non stava scritto il suo nome, lui ormai si chiamava 150773. Una lettera: mamma e tutti carissimi, con grande gioia vi scrivo queste poche righe, ora comincio a abituarmi anche a questa vita però è molto ma molto dura.
Quando arriverà quel giorno? I ricordi fanno male, ma bisogna che si sappia? Fummo coinvolti in una guerra che non volevamo, ci fu imposto dal regime fascista che si lasciò contagiare da Hitler, noi avevamo le scarpe rotte, lo stomaco vuoto e la foto della mamma nel portafoglio, noi piccoli soldati non capivamo né le ragioni né gli obiettivi?. Mamma non piangere prega e attendi. Prigioniero numero 150773.
Il presidente della Repubblica, Mattarella, nei giorni scorsi ha nominato senatrice a vita - in occasione dell’80° anniversario delle leggi razziali fasciste - Liliana Segre, che a 13 anni venne deportata nel campo di concentramento di Auschwitz dove morirono suo padre e i nonni paterni. Lei se la cavò, ma chi potrà mai levarle le ferite dell’anima, le sofferenze fisiche, le domande senza risposta? Forse che i nuovi fascisti e i nuovi nazisti vorrebbero provare, per rendersi conto di persona, a vivere in quei posti allo stesso modo, o a lasciarci la vita come l’hanno lasciata molti bambini, molti padri e molte madri? Liliana Segre, dopo decenni in cui il dolore le aveva soffocato le parole, ha poi deciso che il suo contributo doveva essere proprio il tener viva la memoria, raccontare quel che è accaduto soprattutto ai giovani affinchè possano rendersi conto - al di fuori dei libri di storia che spesso non coinvolgono ma restano solo pagine fredde di studio senza scuotere le corde del sentimento e talvolta nemmeno della ragione - possano rendersi conto che si tratta di vita vissuta. Toccata agli altri. Sempre agli altri.
Bisogna svegliarli i giovani (e anche molti non giovani), ma ormai sono rimasti pochi i protagonisti che possono narrare le storie vissute, le sofferenze patite, le guerre subìte. Per fortuna proprio grazie alle loro testimonianze e alle molte iniziative della scuola e delle associazioni, grazie a una sana educazione familiare e agli impulsi che vengono dalla società per chi li sa cogliere, in molti hanno capito. Quando sentono un pugno nello stomaco, quando li coglie un brivido, vuol dire che hanno capito. Cento, mille storie, non solo cifre e date sulle pagine, ma dolori dentro le persone. Dolori dentro. I neo fascisti e neo nazisti che inneggiano a Mussolini e a Hitler sanno quel che stanno facendo? Quelli che con l’espressione tronfia e ottusa si esibiscono nel saluto romano conoscono la storia? E se conoscono tutto questo quale può essere la molla che li spinge a schierarsi da quella parte? Se non è l’ignoranza è la cattiveria? È l’odio per i diversi? È la difesa di una razza pura, la loro, che non si sa che cosa abbia di puro? E questo ritorno della parola razza vale soltanto per quella bianca mentre tutto il resto è feccia da calpestare, da eliminare, da respingere? Fanno pena se non fosse che prevale la rabbia, perché giustificazioni alla stupidità non ce n’è per quanto si vogliano cercare attenuanti.
Il giorno della memoria - celebrato il 27 gennaio per ricordare le vittime dell’Olocausto, delle leggi razziali (la razza, appunto) e in generale tutte le vittime dell’indifferenza, di una pazzia senza limiti, di un agire dell’uomo che nulla ha di umano - ricordato quel che è successo facendo stringere il cuore a tutti quelli che riescono a immedesimarsi in una simile tragedia. Cosa avrà fatto invece a quelli che auspicano un ritorno a tempi alimentati dall’odio dalla violenza dalla sopraffazione, a quelli che non sanno quello che fanno? O forse lo sanno anche troppo bene. I nazifascisti degli anni Duemila con queste storie ci giocano, spranghe e manganelli, assalti e botte, eia eia e viva il duce. Non si rendono conto di che razza sono.