La Sapienza che rende immortali
La Sapienza che rende immortali
La Sapienza, quella che viene da Dio, non è mai astratta, irreale, né fatta da ragionamenti tortuosi. Ma non è nemmeno solo insegnamento. La Sapienza è la consistenza di tutti i doni, dalla quale sgorga la visione di ciò che nella storia può veramente trionfare e farci percorrere sentieri di luce. Mi piace parlarvi della Sapienza, cari lettori, perché proprio oggi la domenica si apre con questo profumo. La si può ascoltare, infatti, come prima lettura a messa. Quello di oggi è un frammento tratto dal capitolo 7 del Libro della Sapienza, su cui vale la pena soffermarci. Salomone si stringe alla Sapienza per affrontare le ostilità di un mondo che stenta a scegliere la via della vera pienezza. «Pregai - racconta allora Salomone - e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile» (Sap 7,7-11).
Cosa bisogna fare per avere la Sapienza come dono supremo, e credere che essa sia preferibile ad ogni altra ricchezza? Ci sono tre indicazioni che ci vengono proprio dall’esperienza di Salomone. La prima è «cercarla con cuore semplice». La seconda è sapere che «va in cerca di quelli che sono degni di lei». Terzo è importante considerarla come «effluvio della potenza di Dio». Possiamo dire che essa è in fondo «la forza che ci aiuta ad affrontare e sciogliere ogni nodo», senza rinunciarvi, per non incorrere in deserti. Anzi, più intralci incontri, più necessaria e feconda è la Sapienza!
Stamattina, in piazza San Pietro, Papa Francesco ci chiarirà tutto questo nella cerimonia di canonizzazione di sette nuovi santi. Fra loro c’è Paolo VI e in particolare il martire del San Salvador monsignor Oscar Arnulfo Romero, ucciso nel 1980 mentre celebrava la Messa. Dio giunge agli uomini grazie anche agli uomini che credono in Lui. Oltre a queste figure straordinarie, saranno perciò proclamati santi anche altri cinque esempi di Vangelo incarnato. Guardando a loro, dovremmo capire che la santità accade anche per noi, se ci apriamo ad essa. Ecco perché sembra che nelle parole di Salomone ci siano riassunti i testamenti spirituali di questi santi che oggi si affacciano dal cielo a dirci che è bello seguire la Sapienza perché essa «manifesta la sua nobile origine vivendo in comunione con Dio, poiché il Signore dell’universo l’ha amata; e non c’è nulla di più ricco della sapienza, che opera tutto, poiché è consigliera di buone azioni e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore. Grazie a lei si ottiene l’immortalità per lasciare un ricordo eterno a quelli che verranno dopo di noi» (cfr Sap 8, 2-13).
Inoltrarsi nelle storie di questi testimoni significa vedere che la nostra vita, solo guidata dalla Sapienza tradotta in Giustizia, in amore, in virtù di bene, non passerà come ombra, ma splenderà di senso, di valore, di libertà. Anche quando la serenità del vivere ci viene intralciata dalla superbia di altri. Facciamoci tenere per mano da ciò che salva, non da ciò che condanna, perché come scriveva Paolo VI «la violenza richiama la violenza e genera nuove forme di oppressione e di schiavitù spesso più pesanti» (EN,n.8) e il grido di Romero oggi rivela che chi sta con la Verità non muore: «Se mi uccidono, risusciterò nel cuore dei salvadoregni!». Assassinato, oggi, infatti, Romero è nella gloria del cielo, nella vita che non passa. Ma, se è santo, Romero lo deve in modo diretto ai poveri. Perché egli, all’inizio, era un ecclesiastico raffinato, intelligente, segnalato per incarichi prestigiosi. Ma poi, eletto vescovo in una zona poverissima del Salvador, sentì che soprattutto i poveri gli erano vicini. Prossimi, solidali. Ed è con loro che ha costruito un nuovo stile di vita. Convertito proprio dai poveri. E con loro schierato. Tanto che il suo sangue si mescolò direttamente al sangue di quel Cristo che egli tanto aveva amato!