Condividiamo con i poveri i nostri beni materiali
Condividiamo con i poveri i nostri beni materiali
In ogni città ci sono sacche di povertà. Ed in certi condomini, nelle periferie dei nostri capoluoghi si sente quel «gemito» di sofferenza che invoca una nuova creazione.
Come ci esorta papa Francesco, nel messaggio per questa Quaresima: «L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rom 8,19).
Quattro i passaggi del messaggio: l’armonia tra il cuore del credente ed il creato. Poi, l’analisi alla forza distruttiva del peccato, che inaridisce il giardino, per farne un deserto. Eppure, proprio percorrendo l’itinerario quaresimale che guarda alla vita nuova della Pasqua, è possibile anticipare i cieli nuovi e la nuova terra, tramite il pentimento e il perdono. Alla luce dell’immagine potente: «la quaresima del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto del creato, per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini. Così anche la creazione ne viene coinvolta, vitalmente!».
Il volto del Creato è così segnato dall’armonia tra la cura del cuore e la bellezza della Terra. Eppure, un volto di dolore lo ha anche il Creato. In modo diretto e proporzionale. Se viviamo da Figli di Dio - ci ammonisce papa Francesco - anche il Creato cresce, respira, si fa bello. Se invece viviamo nel peccato, anche il creato soffre.
Così l’armonia creaturale viene minacciata dal nostro peccato. Un peccato sociale fatto di egoismi, capricci. Interessi privatistici nella logica del tutto e subito, del forte che schiaccia il debole. Allora il giardino si trasforma in un deserto.
La quaresima è l’occasione appunto di un pentimento, non solo del cuore ma anche verso il Creato. Bisogna tanto ascoltare il gemito che sale verso il cielo. Cogliere il travaglio, per farne un percorso di conversione, ecologica oltre che personale. In che modo? Con le tre grandi armi di ogni quaresima: il digiuno, la preghiera e l’elemosina.
Digiunare, oggi, non è la rinuncia per avere una grazia, come facciamo spesso anche noi. Ma è soprattutto per condividere, per non divorare i beni della creazione, soffrendo per amore, colmando il nostro vuoto interiore con ideali grandi e non con il disprezzo del cinismo. La preghiera, poi, così appassionata in tanti personaggi biblici, diventa oggi la dimostrazione che non basto a me stesso, che non mi fido delle mie sole forze, che mi appoggio su un progetto che non viene da me, ma che ho bisogno di Dio. Ne rispetto il suo piano e custodisco con il creato una relazione d’amore, che me lo rende dono e non dominio! Infine, la stessa elemosina, così decantata in tutta la Bibbia, si fa invece una scelta di campo. Diventa lotta aperta, per cambiare alla radice l’ingiustizia che si subisce. Come deve essere tutta la vita politica: «sanare efficacemente le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro tempo» (E,G, 295).
Ha fatto scalpore, in queste settimane, l’accoglienza che ha avuto una giovane ragazza, della Svezia, cresciuta con grandi valori ecologici. Ha parlato ai grandi della terra, con la freschezza che possono avere le sue parole di giovane, con le due treccine di simpatia da fanciulla. Ha rimproverato ai grandi l’indifferenza verso il Creato, per interessi privatistici. Parole amare ma vere, come sono sempre sincere le parole dei piccoli, in ogni casa!
Credo che questo messaggio ci aiuterà a cogliere le sfide del nostro tempo, a cuore aperto. Quelle sfide che il tempo quaresimale ci ripropone con chiarezza, perché si facciano appelli al cambiamento personale e sociale. Nella logica, sempre vera, che «i poveri ci evangelizzano!».
E così faccio mie le parole finali del messaggio, certo che, anche i condomini, con vaste sacche di povertà, potranno trovare spazi inattesi di speranza: «Abbandoniamo l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi, per rivolgerci verso la Pasqua di Gesù. Facciamoci prossimi dei fratelli e sorelle in difficoltà, condividendo con loro i beni materiali e spirituali. Così accogliendo nel concreto della nostra vita la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, attireremo anche sul creato la sua forza trasformante».