L'ignoranza, una brutta bestia che in Italia impera
Per istinto verrebbe da ridere se non fosse che obiettivamente viene invece da piangere. Non tanto per la paura, ma paura di che? di un paio di galletti che litigano, di una gara a chi urla di più, di sbruffoni con la corte plaudente intorno, dell’ignoranza spacciata per competenza? Brutta bestia l’ignoranza.
Anche perché nella gran parte dei casi si sposa alla presunzione. L’ignoranza non significa non aver studiato, ma anche - visto che la possibilità di informarsi con vari mezzi è a tutti possibile - non sentirne il bisogno, mai, supponendo di sapere quel che basta. L’ignoranza significa anche aver studiato ma non aver imparato niente, oppure usare in maniera sbagliata quello che si sa, in buona o in mala fede che sia.
C’è l’ignorante perché ignora, come quell’inquilino di Casal Bruciato che, per contestare l’ingresso in una casa popolare di una famiglia rom che ne aveva diritto, ha esposto alla finestra la bandiera tricolore, una fra le tante esposte. L’ha comprata lei? gli viene chiesto. No, me l’hanno data, risponde. Senza conoscere chi e perché, se non lo slogan “prima gli italiani”.
C’è l’ignorante come l’editore di Altaforte, vicino a Casa Pound, che ha pubblicato il libro-intervista «Io sono Matteo Salvini». Si chiama Polacchi ed è ignorante perché probabilmente ignora quel che è successo in un certo periodo storico, dal momento che, conoscendolo, come potrebbe definire l’antifascismo il vero male di questo Paese, salvo poi dire che le sue parole sono state interpretate in un contesto sbagliato? Può darsi che per “antifascismo” intendesse un’altra cosa, ma allora dovrebbe spiegarlo e accettare senza arroganza di confrontarsi, al di fuori dei pregiudizi. O forse è proprio soltanto il non sapere che cosa è stato il fascismo e quali danni ha provocato che lo fa parlare così. Per sapere bisognerebbe studiare, informarsi, mettersi criticamente in discussione. Poi è pur vero che ciascuno può sostenere le proprie idee, possibilmente corredandole di buone ragioni, ma è anche vero che certe idee, espresse in un certo modo, non dovrebbero varcare limiti pericolosi. E Casa Pound spesso si avvicina molto a quei limiti, prima dei quali bisognerebbe fermarsi anche perché appena al di là è facile contravvenire la legge. Studiando uno verrebbe a sapere, ad esempio, che cosa significa apologia del fascismo o che cos’è la Costituzione, che finora è la Costituzione di una Repubblica democratica e lo sarà anche dopo la caduta di questo governo e dopo le troppe esternazioni di Casa Pound.
A Torino il signor Polacchi ha detto che l’antifascismo è il vero male di questo Paese, il che potrebbe far intendere che il fascismo è il vero bene. Un’idea che fa inorridire chi della democrazia conosce e condivide il significato.
Il Ministro dell’Interno ha pubblicato il suo libro con una Casa editrice vicina a Casa Pound. Sembra quantomeno strano che a un Ministro non sia venuto qualche dubbio sull’opportunità. E perché mai? si meraviglia, che c’è di male? Saranno le solite cattiverie dei “moscerini rossi”, come definisce chi lo contesta. Siamo abituati a sorbirci le sue frasi spiritose, tipo «tanti nemici tanto onore». Anche le sue frasi fatte fanno ridere. Nei giorni scorsi se l’è presa con quelli che gli manifestavano dissenso, invitandoli a tornare nei Centri sociali a farsi le canne. E chi non frequenta i Centri sociali, chi non si fa le canne e chi è nel modo più assoluto contrario al suo modo di pensare e di fare politica, chi non rientra in questa sua visione del nemico dove dovrebbe andare? No Ministro, per carità non lo dica perché l’abbiamo già capito, abituati come siamo alle sue esternazioni non sempre improntate a un linguaggio forbito o quantomeno educato.
Ad ogni modo il Salone del libro alla fine, davanti a proteste e defezioni, ma soprattutto a fronte di una richiesta netta da parte del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e della sindaco di Torino - città insignita della medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza contro il nazifascismo - Chiara Appendino, ha tolto lo spazio espositivo: a fronte di un crescendo di esternazioni fatte dagli animatori della Casa editrice Altaforte, che hanno turbato e offeso ancora di più i valori intorno a cui si riconosce la comunità del Salone - hanno scritto - abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica.
E la vita continua, anche quella che a Casal Bruciato molti cittadini italiani stanno cercando di rendere impossibile alla famiglia rom, mentre non continua quella dei 70 migranti partiti dalla Libia, stipati su un barcone e affogati. Altri sono recentemente affogati e purtroppo altri affogheranno, ma che deve fare il Ministro dell’Interno se non chiudere i porti o accusare di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina chi dà loro una mano? Che deve fare?
Intanto nel Paese è attesa la corsa trionfale del suo libro «Io sono Matteo Salvini». Io, quello che prima gli italiani. Io, quello che i porti vanno chiusi.