A caccia (fotografica) del capriolo

A caccia (fotografica) del capriolo

di Luca Fusco

Per chi, come me, ha la passione della natura e della montagna, uno dei metodi più efficaci per conoscere e studiare gli animali che la abitano è certamente quello di avvalersi di una fototrappola.

Questa altro non è che una macchina fotografica appositamente studiata per essere fissata ad un albero (solitamente camuffandola anche per non essere vista) e per accendersi al passaggio di un animale scattandogli alcune fotografie o video. È, dunque, uno strumento non invasivo che permette di studiare gli animali nel loro ambiente naturale senza cagionar loro alcun disturbo.

Tra gli animali che più facilmente si potranno “incontrare” servendosi di questo apparecchio spicca, certamente, il capriolo.

Il capriolo è un ungulato di piccole dimensioni che rappresenta, nell’immaginario collettivo, la purezza e l’innocenza della natura. I maschi possiedono dei piccoli palchi di corna che cadono all’inizio dell’inverno e che si possono ritrovare (con una buona dose di fortuna) durante le nostre escursioni attraverso i boschi. Ha lunghe e forti zampe che gli permettono di compiere balzi notevoli, addirittura fino a 7-8 metri di lunghezza, e di muoversi agilmente su ogni terreno, anche attraverso fitte boscaglie.



Come preannunciato, imbattersi in un capriolo, anche per chi, come me, utilizza una fototrappola, non si rivela certamente un’impresa ardua come è invece per altre specie (pensiamo, per esempio, alla martora o al lupo, animali sfuggenti per eccellenza).
Per far questo, però, bisogna tenere conto degli habitat in cui è solito vivere.

Il capriolo predilige, infatti, per alimentarsi le radure e gli spazi aperti dove può brucare erba e vegetali in quantità, altrimenti, sceglie spazi chiusi e ricchi di sottobosco, dove può trovare più facilmente riparo dai suoi molti predatori, tra i quali si annoverano il lupo, l’aquila, la volpe, la martora, il gufo reale e l’orso.

Posizionando la mia fototrappola al limitare tra questi due ambienti ho avuto, perciò, gioco abbastanza facile nello scattare loro alcune belle foto, soprattutto se si usa la premura di scegliere un luogo ricco di bacche o di gemme di cui questi vanno ghiotti.



In tarda primavera è necessaria, invece, una particolare cautela anche per chi sta semplicemente camminando nella natura: è, infatti, possibile incontrare i cuccioli nascosti tra l’erba alta o in luoghi riparati. Questi, non seguendo la madre durante la loro crescita, rimangono nascosti, aspettando che ritorni ad allattarli. È dunque di grande importanza in
queste situazioni evitare ogni contatto con i piccoli (affinché la madre non li abbandoni percependo il nostro odore) ed allontanarsi al più presto emettendo meno rumore possibile.

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