Le invenzioni di Tolomei quando palazzo Thunn divenne Palazzo Tono
Nell’anniversario della nascita di Ettore Tolomei, (Rovereto, 16 agosto 1865) ecco la protesta degli Schutzen a lasciare sui cartelli stradali del Sudtirolo solo la dicitura in italiano, quei nomi “pseudo fascisti italiani” come si legge sulle pagine del giornale l’ Adige del giorno 17, coprendo con adesivi le scritte in tedesco. Mentre si aggiungeva un altro capitolo nella rivolta tirolese nell’infinito inciampo della toponomastica, ecco una novella idea per ricordare e tramandare nel Trentino, la figura di Andreas Hofer. Scoprire le tracce lasciate a sud di Salorno da quel personaggio che “rappresenta la lotta per la propria terra, per la Heimat” che nel 1809 si era scagliato “contro l’occupante, a favore della libertà, dell’identità religiosa” per recuperare “storia, usi, costumi e la conservazione di una memoria spesso dimenticata come le radici degli usi civici, delle carte di regola con cui le nostre terre sanno gestirsi e autogovernarsi da secoli”.
Questo è stato ricordato da Enzo Cestari, Landeskommandant delle 26 compagnie Schutzen del Trentino presentando l’idea intitolata, vedi l’Adige di martedì 20 agosto, “sulle tracce di Andreas Hofer”. Progetto proposto dagli Schutzen, accolto dal presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti, approvato dal presidente della Fondazione museo storico Giorgio Postal e dal direttore Giuseppe Ferrrandi, esternato alla presenza di Konrad Pfitscer sindaco di San Leonardo in Passiria, borgo natale di Hofer e di Albin Pixner direttore del celebre museo dove si racconta del generale Barbon che combattè per la patria e per l’identità tirolese, per l’Impero e per Dio contro l’invasione franco-bavarese in quella sorta di Vandea che si estendeva da Borghetto ad Innsbruck. Un epoca lontana nel tempo ma ben presente nella storia tirolese dove si radicò il grido “Gott, Kaiser und Vaterland”.
Hofer compare in uno scritto di Tolemei che racconta quel 13 ottobre del 1921, giorno dell’ inaugurazione al Brennero del cippo, opera di Luca Beltrami, che segna il confine dell’Italia. C’ è il Re Vittorio Emanuele III, il “Re Soldato” diventato con la fine della guerra, “Re Vittorioso”. C’ è la Regina Elena di Montenegro, c’è il seguito di ufficiali e notabili. Tutti tendono le mani al cippo forse imitando la mano di Dante del monumento di Trento. E c’ è tutta l’amarezza di Ettore Tolomei a scrivere: “Dalla solennità del Brennero si vuole escludere Tolomei… perché egli non si accostasse al Re” e ancora: “Quando passa il Re, alla volta del Brennero, Tolomei dall’altura di Gleno guarda laggiù nel mezzo dell’ampia Val d’Adige, sulla linea ferroviaria, la piccola linea nera del treno che porta il seguito ufficiale”.
Insomma l’uomo di Gleno è stato escluso da quel momento che, comunque, fa parte della storia d’Italia e lo scritto di Tolomei, raccontando che il Re non lo volle al suo fianco, ragguaglia sull’ “omaggio a Castaeia degli operai della miniera di Montenevoso” a Vittorio Emanuele e sia pure stringatamente testimonia “la discesa del corteo reale in val Passiria [e la] visita alla casa di Andrea (sic!) Hofer tra gli applausi della popolazione”. Come si legge alle pagine 355 e 356 del volume Archivio per l’Alto Adige, anni 1920-21.
Poi c’è il capitolo destinato ad innescare la diatriba sulla toponomastica. “Il fascismo s’ era venuto formando in Italia e nel Venti e nel Ventuno… si diffuse quando il regno sotto il malgoverno dei nemici della Vittoria era pieno di tumulti: col sangue dei giovani eroi fu domata la canaglia, la patria fu salva per virtù delle Camicie Nere. Il 16 gennaio del 1921 si costituiva la sezione dei fasci italiani di combattimento e il fascismo faceva per la prima volta il suo ingresso nell’ Alto Adige. Primo suo provvedimento quello di togliere le iscrizioni tedesche sovrapposte alle italiane nella tabella dell’ufficio del Commissario civile e l’invito di far seguire la dizione tedesca all’italiana e non viceversa”.
Tolomei rimarca tentando l’ironia, che “c’ erano le aquile bicipidi sulle tabelle dei pubblici uffici e delle banche tirolesi. I Fascisti organizzata una piccola partita di caccia, si recarono il 23 febbraio ad Egna, tolsero l’emblema imponendo al signor sindaco, anzi borgomastro, di esporre a titolo di riparazione il Tricolore”.
Via le aquile dalle insegne degli uffici, fontane, monumenti e spazio al capitolo di 231 pagine (annata XV – 1920 dell’Archivio per l’Alto Adige, nda) per tradurre dal tedesco all’italiano nomi di paesi, montagne, laghi, fiumi, torrenti, sentieri, radure; il perentorio invito (annata XVI – 1921 dell’ Archivio per l’Alto Adige, pagina 18, nda) a “cancellare la vergogna di vecchie famiglie patrizie italiane [sic!] che per servaggio al germanesimo e all’Austria accolsero l’intedescamento del casato. I conti di Thunn, di Spaur, di Coreth, ritornino com’erano: conti di Tono, di Sporo, di Coredo”. Per questa trovata a Trento, Palazzo Thunn sede del Municipio, divenne Palazzo Tono.