Ritornare in un bar, con i libri: oggi apre quello "delle grandi speranze"
Ritornare in un bar, con i libri: oggi apre quello "delle grandi speranze"
I libri sono fidati compagni o rifugi sicuri non solo per chi in queste settimane è costretto in casa. Ma anche e soprattutto per chi sta continuando a lavorare ed ha estremo bisogno di astrarsi dalla realtà, per qualche momento.
È il caso, tra i tanti, della ospite di Selfie di carta che accogliamo sul web dopo che qualche giorno fa ci aveva proposto le sue letture sull'edizione cartacea dell'Adige: Fanny Meuser, che lavora in una Rsa trentina. Il libro che sta leggendo è “Il bar delle grandi speranze” di John Joseph J.R. Moehringer (Piemme, 486 pagine) e le era stato consigliato proprio da un ospite della struttura, a conferma di quanto conti il rapporto umano. Soprattutto in ambiti come questi.
Dove leggi solitamente quando sei a casa?
«Rigorosamente... a letto».
A che punto sei perché lo hai scelto?
«Ne ho letto circa due terzi. Io lavoro in casa di riposo, me lo ha consigliato un ospite. Leggeva molto le ultime settimane e dopo che se ne era andato mi sono procurata il libro. Grazie Claudio, mi sta piacendo parecchio».
Tutti abbiamo una gran voglia di tornare ad entrare in un bar. Facci entrare in quello “delle grandi speranze”.
«È un romanzo autobiografico del giornalista e premio Pulitzer J. R. Moehringer. La storia di un uomo comune che ama le parole e faticherà non poco a dare una definizione di sé stesso e a trovare il suo posto nel mondo, ma anche il racconto del turbolento amore tra una madre e il suo unico figlio. Un viaggio tra le pieghe della coscienza, una grande storia di formazione e riscatto. Un percorso casuale, che porterà l’autore a scoprire il mondo per scoprire se stesso. Mondo che, in tutte le sue sfaccettature, sembra implodere in un bar, nel suo bar. Là incontra la varia umanità che si rifugia al “Dickens” per raccontare le proprie storie o scordare i propri guai. Attraverso quelle “mosche da bar” emerge un senso di profonda commiserazione tinta di solidarietà che, tra un gin e una pinta, si riscopre amicizia».
Regalaci un passo che ti ha colpito particolarmente.
«“Capii che dobbiamo mentire a noi stessi di tanto in tanto, dirci che siamo forti e capaci, che la vita è bella e il duro lavoro avrà la sua ricompensa, e poi provare a trasformare le nostre bugie in realtà. Questo è il nostro compito, la nostra salvezza, e questo legame tra mentire e provare era uno dei tanti doni che mi aveva fatto...”»
Il prossimo libro che leggerai?
«Sarà “Ali e Nino” di Kurdan Said. Perché si svolge in una parte del mondo che da poco ho cominciato a visitare e amare e che vorrei conoscere meglio».
E voi? Diteci qual è il vostro fedele amico di carta di queste giornate, raccontateci le vostre letture. Inviate le vostre “schede” e i vostri selfie a libri@ladige.it