Quelle grigliate sul balcone
Quelle grigliate sul balcone
Ci hanno vietato gli assembramenti nel giorno degli assembramenti. «Pasqua con chi vuoi», si sa, in Italia non vale: festa comandata è sinonimo di pranzo coi parenti. Poi ci hanno vietato il barbecue all'aperto nel giorno del barbecue all'aperto.
E dire che è stata la prima Pasquetta di sole dell'ultimo decennio. Eppure non ci siamo persi d'animo: tra domenica e lunedì i social sono stati invasi con immagini di griglie sul balcone. Nuove di zecca, rigorosamente acquistate su internet per l'occasione e tutte, a detta degli entusiasti proprietari, senza fumo (su questo, però, mi piacerebbe interpellare i vicini. I quali probabilmente stavano grigliando anche loro e non hanno percepito la differenza). L'Italia che resiste è passata anche per la carne arrostita al davanzale e i brindisi in videochiamata. Speriamo, come dice De Gregori, di vedere presto anche «l'Italia liberata». Io, personalmente, ho trascorso la giornata a pensare alla Pasqua prossima, quando saremo tutti intorno allo stesso tavolo, a ricordare come ce la siamo passata male nel 2020: «Ricordi il 2020, quando stavamo tutti ad arrostire carne sui balconi e a condividere la salsiccia su Instagram?». Più o meno così. Ho immaginato che a primavera 2021 sorrideremo di tutto questo; ci saranno le cure, ci sarà il vaccino.
Il Coronavirus lo avremo già relegato nei libri di storia, insieme alla peste manzoniana (che sto leggendo proprio in questi giorni con gli studenti), al vaiolo e alla claustrofobia. Chi si adatta meglio, al solito, sono i bambini: Luciano ha trascorso la giornata divorando cioccolato (grazie alla generosità dei vicini ha ricevuto addirittura più uova degli anni scorsi) e magnificando le gioie della vita casalinga: «Finché rimaniamo in casa - continua a ripetere - siamo al sicuro. Il Coronavirus tenta di arrampicarsi sui muri, ma poi vede il nostro striscione con l'arcobaleno e si deve fermare. Mamma, ci facciamo un aperitivo noi due da soli in terrazza?».
Silvia ha riscoperto il piacere dei pantaloni corti, che fino all'altro giorno erano off limits per divieto della madre, storicamente ossessionata dalla paura del freddo. Caterina intrattiene fitta corrispondenza via mail con le amiche di sempre: resistere in isolamento è molto difficile. Ma si fa bastare le conversazioni in remoto e qualche chiacchiera da lontano con i ragazzini che abitano due case più in là. Continuo a ripeterle di tenersi a debita distanza da chicchessia e mi pare che per adesso ci riesca. Compensiamo la sera con dosi massicce di abbracci prima di andare a letto. Evidentemente mia figlia non è l'unica a sentire il bisogno di socialità: le notifiche sul cellulare, già alle stelle dall'inizio della quarantena, nei giorni festivi triplicano. Le foto di braciole la fanno da padrone, ma poi ci sono anche cartoline, coniglietti, messaggi più o meno preconfezionati. Nel profluvio di giubilo online arriva anche una mail degli studenti: «Ci tenevamo a mandare gli auguri di buona Pasqua a tutti i nostri insegnanti. La vostra adorata classe». Grazie, adorata classe.
Due mesi fa non vedevo l'ora di iniziare a leggere con voi Orazio, senza immaginare che lo avremmo letto in streaming. È il poeta latino del "carpe diem": «Non chiedere, non è lecito saperlo, quale fine diedero gli dei a me o a te. Sii saggia, versa il vino. Cogli l'attimo».