Riecco i nonni, ma solo a distanza

Riecco i nonni, ma solo a distanza

di Eliana Agata Marchese

È venuto il tempo. Oggi i bambini hanno incontrato i nonni. A distanza, sulla porta di casa, tutti - incluso Luciano - con mascherina. Ma insieme davvero, senza schermi di mezzo. In questi due mesi ci siamo sentiti in videochiamata quasi ogni giorno; non c’erano novità rimaste in sospeso.

Eppure la semplice comunicazione è ben diversa dalla vera condivisione. Anche nel cortile di casa. Anche con una barriera sul viso. Il momento, in realtà, è durato poco: al di là della norma, nessuno vuole mettere l’altro in pericolo. Ma è stato l’apice di una giornata di felicità. «Non vedo l’ora di abbracciare la nonna!» ha urlato Luciano quando ha saputo dell’imminente visita. No, tesoro, non puoi ancora abbracciarla.

Ma se stiamo attenti e rimaniamo isolati, la potrai abbracciare presto. «Va bene - ha risposto lui poco convinto - ma almeno lei può prendermi in braccio?». C’è voluto un certo sforzo a fargli capire che ogni contatto fisico era vietato, almeno per il momento. Ma quando ha avuto la decima conferma che i nonni sarebbero arrivati davvero, fermandosi a un metro solo di distanza da lui, ha dato sfogo ad un’euforia senza pari. Ha staccato l’interruttore generale della corrente mentre finivo di preparare una lezione. Ha iniziato a salire e scendere vorticosamente le scale, col rischio di cadere sui gradini. In fine, sopraffatto dai sentimenti, si è seduto per terra e ha iniziato a piangere, troppo felice per riuscire a fermarsi.

Si è ripreso solo dopo una dose extra di coccole e ha trascorso il resto della giornata affacciato al balcone, per non perdersi la diretta dell’arrivo. Silvia nel frattempo si è chiusa in camera a preparare una serie di disegni come regali. Caterina avrebbe voluto confrontarsi con la nonna sulla recente passione per le piante: «Posso lavorare con lei nell’orto? Possiamo andare insieme a comprare le nuove piantine?». Amore, per adesso è meglio stare lontani. A lavorare insieme ci si penserà più avanti. Nei negozi non si entra in due, e nemmeno al vivaio; quindi andrò io a comprarti le piante. Impossibile descrivere la delusione di mia figlia, sia per la mancata esibizione del suo talento da giardiniera sia per il timore che io le porti a casa chissà quali arbusti al posto degli aromi che ha scelto. Come è noto non distinguo un asparago da una margherita, però questa volta ho intenzione di impegnarmi.

Entrerò al vivaio munita di lista, come si fa per la spesa. Il che non rende le mie capacità paragonabili a quelle della nonna, ne sono consapevole, ma è tutto quello che posso fare. Silvia sogna il momento in cui potrà guardare di nuovo la televisione col nonno. Avevano una loro speciale posizione rannicchiati sul divano. Io, a dire il vero, ho sempre avversato fieramente: a casa nostra film e cartoni animati sono contingentati in modo severissimo, e quindi la televisione insieme ha il fascino di una regola infranta. I nonni, del resto, servono anche a questo. Mi rivedo bambina per un attimo, con il nonno che mi compra le figurine di Pollyanna. E poi il cavalluccio al parco, la merenda fuori orario nel bar preferito, le piccole complicità di cui ancora sorrido. Cambiano le generazioni, ma fra nonni e nipotini c’è sempre un legame speciale. Nonostante la lontananza. Nonostante il Coronavirus. Torno al presente, mi sforzo di contenere l’eccitazione dei miei figli. E spero che questo sia solo l’inizio.

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