Le cose imparate in quarantena
Le cose imparate in quarantena
«Raccontateci cos’avete imparato. Come quando eravamo sul tappeto, ricordate?». Il tappeto a scuola materna era il luogo di condivisione dei ricordi. Luciano sorride. Non si rende conto fino in fondo che i messaggi delle maestre sono registrati.
Saluta a gran voce, commenta, mostra al mio cellulare il suo ultimo disegno. Ultimamente al tema «mamma con bambino», declinato in tutti i colori possibili, si è unito il soggetto «Coronavirus», con tutti i denti possibili.
L’ultima proposta delle maestre è il tappeto virtuale. I bambini sono invitati a raccontare, con audio e video, quello che hanno imparato in quarantena. Rompe il ghiaccio una delle insegnanti, che ha imparato a fare magie: usa un bicchiere d’acqua per ingrandire il disegno di un ragno, o lo stampo da torta per far sbocciare un fiore sulle note di Tchaikovsky. Al celebre «Valzer» Luciano preferisce «La primavera» di Vivaldi, che alterna a «Cocco e Drilli» senza soluzione di continuità. Seduto sul tappeto magico, racconta agli amici che la grande conquista della quarantena è stata la bicicletta. Iniziare a pedalare non è stato affatto semplice: il piccolo ha una naturale avversione per le regole, e il movimento delle gambe era pur sempre qualcosa che gli indicavo io.
Ha dedicato pomeriggi interi alla ricerca di un metodo personale, ma poi si è arreso all’evidenza: per pedalare esiste un sistema soltanto. Adesso, in compenso, è già diventato spericolato. Ho dovuto proibire col ricatto l’unica folle discesa del nostro cortile, mentre il trattore a pedali (regalo per i 4 anni compiuti in clausura) reca sul davanti i segni della collisione con un muretto. Rimandiamo l’asportazione delle rotelle a tempi migliori: vorrei collocare i primissimi tentativi sul terreno liscio, ad esempio un campetto da basket, come avevo fatto con Silvia, ma al momento le aree sono ancora proibite.
Giro, nel frattempo, la domanda alle figlie più grandi: cosa abbiamo imparato in quarantena? Caterina ha scoperto la passione per le piante. Passa ore al telefono con la nonna discutendo sulla cura dell’orto. Silvia si muove in scioltezza su Internet, che fino a due mesi fa era terreno proibito. Ma ho dovuto cedere causa didattica a distanza. Adesso anche mia figlia di mezzo ha in uso un piccolo tablet; controlla il sito creato dalle maestre, da cui scarica e stampa i materiali seguendo un calendario giorno per giorno. Scrive e-mail ai compagni e alle insegnanti, condivide i compiti, riesce a cercare in rete senza perdersi, o almeno senza perdersi troppo. Crea cartoline a forma di dinosauro usando programmi online di cui a stento conoscevo l’esistenza.
Di recente ha combinato le nuove competenze tecnologiche con la passione per gli origami e segue tutorial in rete. Ieri sul tavolo della cucina sono comparsi cubi, fiori e perfino un arco con frecce. Il risultato è che trovo pezzi di carta spiegazzata ovunque mi giri. Ma è sempre meglio del periodo in cui si dedicava a creare «slime» (pasta modellabile) usando dentifricio e shampoo, con risultati di macchie appiccicose in tutti gli angoli. Sgombro il divano dagli ultimi ritagli di ieri. Nel frattempo Luciano mi chiama a gran voce: vuole che lo riprenda di nuovo seduto sul tappeto magico, mentre spiega ai compagni di classe la bellezza di pedalare.