Papa Wojtyla e Celestino V a confronto
Papa Wojtyla e Celestino V a confronto
L'accostamento - casuale, certo; ma assai simbolico - della data di nascita di Karol Wojtyla, e della data della morte, molti secoli prima, di Pietro del Morrone, già Celestino V, suggerisce analogie e interrogativi su scelte fondamentali del loro pontificato.
Ovviamente tenendo conto delle diversissime situazioni culturali, ecclesiali e storiche.
Esattamente cento anni fa nasceva il primo polacco che, da arcivescovo di Cracovia, nel 1978 sarebbe diventato papa: Giovanni Paolo II. Avrebbe regnato per quasi 27 anni, morendo il 2 aprile 2005. Al Regina coeli di ieri Francesco ha ricordato il centenario, precisando: «Domani mattina celebrerò la Santa Messa, che sarà trasmessa in tutto il mondo, all'altare dove riposano le sue spoglie mortali».
Domani, intanto, la liturgia celebra San Celestino V, perché in quel giorno, ma del 1296, nel castello di Fumone (Frosinone), praticamente prigioniero di Bonifacio VIII, morì Pietro del Morrone, cioè colui che due anni prima aveva rinunciato al trono dopo soli cinque mesi di regno.
Scomparso nell'aprile del 1292 Niccolò IV, i litigiosi cardinali - allora una dozzina - non riuscivano a trovare un accordo per la successione. Finalmente, nel conclave riunito a Perugia, venne fatto il nome di Pietro del Morrone, un monaco che aveva fondato un Ordine religioso, e che viveva in un eremo vicino a Sulmona (Abruzzo). Questi, ormai ultraottantenne, accettò e il 5 luglio 1294 divenne Celestino V. Visse sempre a Napoli e, ritenendo arduo "salvarsi l'anima" tra le contese politiche e le mene della Curia, il 13 dicembre dello stesso anno si dimise e, deposto l'abito pontificale, riprese il ruvido saio monacale (rapportato all'oggi: una papa dimissionario non dovrebbe vestirsi di bianco ma, al massimo, come un cardinale; perché i simboli, soprattutto per la gente semplice, hanno grande peso). A succedergli venne eletto il cardinale Caetani, Bonifacio VIII: il quale, temendo che molti considerassero il rinunciatario, e non lui, il vero pontefice, lo fece rinchiudere a Fumone, dove morì il 19 maggio 1296.
Facciamo un salto di secoli. Negli ultimi anni del pontificato, molto ammalato, papa Wojtyla era di fatto impossibilitato a seguire i complessi impegni legati alla sua carica; quindi, costretto a delegare, suscitò rivalità in Curia. A chi gli suggerì di dimettersi, rispose: "Gesù non scese dalla croce". Ma il paragone con Celestino V rende problematica questa motivazione.
Oggi tutti i vescovi, posti sulla "croce" (perché reggere una diocesi, soprattutto in questo tempo, è assai pesante), si dimettono da essa, al compimento dei 75 anni; una misura - stabilita dopo il Concilio Vaticano II - ragionevole; né si ha conoscenza di vescovi che abbiano addotto ragioni mistiche per non abbandonare la carica.
Ma la Chiesa è magnanima: e, pur nei diversissimi esiti del loro pontificato, mentre nel 1313 canonizzò Celestino V (come Pietro del Morrone), nel 2019 proclamò santo Giovanni Paolo II: chi scese dalla croce del pontificato, e chi in essa vi rimase.