Il mio programma per Trento
Il mio programma per Trento
Caro Direttore, nel ringraziare per l’attenzione che si è voluta riservare al mio impegno per Trento, ritengo che, in questa fase, ogni ragionamento debba partire da una premessa: l’emergenza Coronavirus, carica di dolorose conseguenze sanitarie ed economiche che riguardano la vita di tutti noi, ha cambiato lo scenario di riferimento.
Se prima della pandemia erano in programma nella nostra città “normali” elezioni a sindaco di Trento, adesso ci avviamo ad elezioni straordinarie, tanto grave è la condizione economica e sociale della nostra Italia e della nostra città; un cambio di paradigma che non può non avere una naturale, ovvia conseguenza sugli attori in campo.
Il mio impegno per Trento, per una Trento civica e libera, e lo dico da imprenditore attento al sociale, è un impegno per la ricostruzione, che per la nostra società e per la nostra economia assomiglierà parecchio a una ricostruzione post-bellica, date le dimensioni della crisi. Nella fase successiva all’emergenza, ma vorrei dire fin d’ora, devono essere intraprese principalmente due linee di impegno; la prima, tenuto conto degli enormi danni che la pandemia ha provocato a tantissime persone, di tutte le fasce sociali, dovrà rivolgere una grandissima attenzione alla dimensione sociale. La seconda linea di impegno dovrà essere rivolta alla dimensione economica. I due settori sono strettamente connessi, visto che ad una maggiore ricchezza creata corrisponde una più grande possibilità di redistribuzione di risorse in chiave di politiche sociali.
Molte persone, in questi mesi, non hanno ricevuto lo stipendio a causa della mancanza di lavoro, e molto spesso non hanno ricevuto nemmeno il sussidio promesso. Tante famiglie si sono venute a trovare in grandissima difficoltà, cui hanno tentato di fornire una risposta le associazioni del volontariato sociale. La difficile ripresa delle attività economiche porterà ad una probabile riduzione della manodopera precedentemente impiegata, a causa delle limitazioni imposte dalle misure di prevenzione che inevitabilmente impatteranno sul giro d’affari delle attività nei settori del commercio, della ristorazione, del turismo, dello sport, della cultura, della cura della persona e del mondo ricreativo. Sarà pertanto indispensabile offrire agli operatori tutti gli spazi di necessari per ridurre il più possibile l’impatto economico delle restrizioni, per esempio allargando la superficie degli spazi all’aperto ove esistenti e creandone di nuovi ove non ve ne fossero, in regime di totale esenzione di costo per quanto di competenza del comune; contestualmente gli orari di apertura dovranno, ove possibile, poter essere allungati sensibilmente al fine di permettere di distribuire su un tempo più lungo i servizi ad una clientela meno concentrata. Dovranno essere potenziati i servizi erogati a favore delle persone più fragili, sole ed emarginate, e delle famiglie che sono venute a trovarsi in condizioni di povertà comunque denominata. Anzitutto creando le condizioni di maggior efficacia e coordinamento nell’erogazione delle risposte già offerte, al fine di evitare buchi organizzativi che non permettono di intercettare correttamente i momenti di difficoltà vissuti dalle persone. In secondo luogo, in coordinamento con la Provincia va eliminato il digital divide, ovvero quella condizione per cui tante persone e tanti studenti non riescono a collegarsi alla rete informatica a causa della mancanza di uno strumento, computer o tablet. Dovranno essere stanziate le risorse possibili affinché chiunque, a prescindere dal reddito, abbia a disposizione un po’ strumento informatico per poter accedere alla rete e godere dei servizi ivi offerti.
Dovranno essere individuati e messi in sicurezza locali di proprietà del Comune affinché accanto ai servizi volontari già offerti, possano essere estese, ove necessario, la somministrazione di pasti a chi non dispone di una mensa e la messa a disposizione di un tetto alle persone senza casa. Nella compatibilità con la normativa esistente, i servizi amministrativi dovranno essere semplificati al massimo promuovendo il massimo utilizzo possibile dello strumento dell’autocertificazione. In questo modo si responsabilizzano i professionisti ed i cittadini, conferendo all’amministrazione solo un ruolo di programmazione e di controllo, non preventivo e censorio, ma solo di conformità ex post. Sarà necessario inoltre potenziare notevolmente la capacità della rete Wi-Fi cittadina, al fine di creare uno spazio Wi-Fi aperto e gratuito grande quanto il comune, ove chiunque si sposa collegare da qualsiasi punto della città e navigare gratuitamente ad alta velocità. Questo consentirà di gestire all’aperto numerose attività da remoto e consentirà alle aziende, ai professionisti ed agli studenti che ne hanno bisogno di poter utilizzare servizi informatici ad alta velocità generando un sensibile incremento della produttività.
Il probabile impatto che la pandemia lascerà anche sulla gestione delle modalità e dei tempi del lavoro - ricorso allo Smart working, rimodulazione dei tempi della città per evitare eccesso di presenza contestuali nelle scuole e sui posti di lavoro, allungamento degli orari del commercio - richiederà verosimilmente di progettare una città diversa anche da un punto di vista urbanistico, con l’adeguamento delle norme tecniche. Perché cambieranno le necessità funzionali degli ambienti produttivi e residenziali e vi sarà parimenti l’esigenza di progettare nuovi strumenti e criteri di mobilità. Mobilità che, nel rispetto dei nuovi protocolli di sicurezza, dovrà orientarsi ad un uso innovativo e più esteso degli strumenti di bikesharing e carsharing. Attenzione innovativa dovrà essere attribuita alle modalità di gestione del trasporto pubblico.
È probabile che vi sia l’esigenza di progettare spazi per una cultura goduta anche all’aperto, immaginando la possibilità di creare luoghi per una condivisione diversa dei momenti di aggregazione. Lo stesso concetto porterà valere anche per gli impianti sportivi, da concepire per il futuro secondo logiche e criteri di fruizione diversi, come diversa e più aperta alla partecipazione delle società sportive dovrà essere la loro gestione, in un nuovo rapporto pubblico-privato.
Sono tempi forti, caro direttore, e Trento non può permettersi il lusso di una politica debole: ne va, davvero, del nostro futuro.