Un fototrappolatore in quarantena
Un fototrappolatore in quarantena
In questo periodo estremamente travagliato per noi umani, in cui abbiamo visto crollare una ad una le nostre certezze ed interrompere le nostre routine più radicate, la natura non è per nulla rimasta a guardare. Dalle finestre delle nostre case (per i più fortunati) o dagli schermi dei nostri dispositivi informaticiabbiamo assistito, infatti, via via sempre più al moltiplicarsi delleapparizioni di animali selvatici in alcuni luoghi che precedentemente risultavano ad uso esclusivo di noi esseri umani.
Che noi "bipedi pensanti" fossimo ormai diventati una variabile impazzita all'interno delle dinamiche di Madre Natura, con le sue leggi e le sue stabili consuetudini più che millenarie, era ormai cosa nota a tutti: il nostro vivere frenetico ci portasempre a desiderare di più, allontanandoci dalla ciclicità e dalla essenzialità della vita naturale, condizionando anche tutto l'ambiente che ci circonda.
Ma nessuno tra noi avrebbe potutorealmenteimmaginare che soli due mesi di nostra assenza avrebbero potutoristabilire un equilibrio che era andato perdendosi con decenni di civilizzazione. Mentre noi ci chiudevamo in casa per sfuggire al contagio, la fauna selvatica parallelamente riconquistava i suoi antichi spazi,esplorando tutte quelle aree peri-urbane all'interno delle quali non aveva il coraggio di spingersi quando ancora abitate. Così, si sono avuti i branchi di ungulati (mufloni e cervi in primis) intenti a pascolare in cerca di nuovi spazi tra le piazze o le vie dei paesi ele volpi spingersi fin davantialle porte delle case in cerca di cibo fino adalcuni esemplari di lupovisti camminare senza timore su pascoli aperti oinaree urbane.
Al di fuori delle nostre vallate e dei nostri boschi, si è assistito, poi, al ritorno di numerose specie di pesci nella laguna di Venezia(in acque sorprendentemente limpide per l'assenza di moto ondoso) e dei delfini nell'alto Mar Adriatico, fino alla mamma anatra con i suoi anatroccoli che passeggiavaindisturbata per il centro di Torino. Tutti gli amanti della natura, me compreso, hanno vissuto questo periodo con grande nostalgia delle passeggiate e delle escursioni tra il verde degli ambienti naturali che tanto ci appassionano, e con ogni giorno maggior consapevolezzadi quanto anche noi esseri umani dipendiamo profondamente dagli spazi aperti ed incontaminati, che suscitano in noi un'attrazione a dir poco magnetica. A tutte queste sensazioni, condivise conmolta parte della popolazione,si aggiunge quella che per unfototrappolatore stava diventando quasi un'ossessione: la grande curiosità relativaalle immagini che stavano accumulandosiall'interno dei nostri apparecchi nell'impossibilità di andare a recuperarlidurante il "lockdown".
E' facile comprendere, dunque, comenon appena consentito dalle normative di emergenza mi sia subito messo in marcia verso i luoghi in cui avevo lasciato la mia fototrappola, risalendo boschi e sentieri diviso tra la curiosità dei possibili ritrovamentie il timore di trovarmi di fronte a dei danni